Il lunedì dell’Angelo è andato in pensione
L’Aquila – Non ci sono più le pasquette di una volta, come le mezze stagioni e la buona educazione. Svanite, dissolte tra le nuove abitudini e le folle nevrotiche che si accalcano nei centri commerciali, spesso con i carrelli vuoti e le tasche ancora di più. Pasquetta oggi è centro commerciale aperto (lo saranno quasi tutti anche il 25 aprile, e forse anche il 1 maggio), e quindi anche qualche negozietto o piccolo market di città , che si sente incalzato dalla grande distribuzione e si vede costretto ad essere presente. Ma senza pane fresco, tanto per dirne una, quindi svantaggiato rispetto all’iper. I fornai e i panettieri non lavorano certo a Pasqua, i centri commerciali il pane se lo producono in casa…
Con i negozietti si sentono in dovere di restare aperti almeno di mattina bar e altri locali. Insomma, non sembra proprio Pasquetta. A questa svolta ci ha portato la grande distribuzione ormai presente ovunque, spesso ridondante. E che se la passi bene lo dimostrano i tentati raddoppi, anzi le triplicazioni progettate, da parte di Megalò presso Chieti. Per ora arginate, ma fino a quando? I giganti difficilmente trovano porte chiuse. La farragine delle leggi italiane fa il resto, vedrete che alla fine Megalò ce la farà .
Se ai consumatori l’apertura festiva sta bene, anzi benissimo, c’è chi continua a opporsi.
“In tutto l’Abruzzo migliaia di dipendenti della grande distribuzione anche il giorno di Pasquetta debbono trascorrerlo al lavoro, come accadra’ anche il 25 aprile e il Primo Maggio. E’ l’effetto della folle normativa sul commercio approvata dal governo Monti con il voto di Pd e centrodestra”.
E’ quanto osserva Maurizio Acerbo (Prc-Se), il quale scrive come “in nessun Paese europeo vige un regime di liberalizzazioni simile, che permette di aprire 365 giorni l’anno, 24 ore su 24. Il far west di aperture e orari si traduce in iper-sfruttamento dei lavoratori della grande distribuzione e crisi dei piccoli esercenti, un iper-liberismo che distrugge i legami sociali e che ha suscitato le proteste persino dei vescovi.
In gran parte dell’Unione Europea, Germania compresa, le aperture e gli orari sono regolamentati (si puo’ garantire il servizio ai consumatori anche durante le festivita’ e le domeniche regolamentando turnazioni e non con un far west che favorisce solo il dumping della grande distribuzione). A pasquetta puo’ giustificarsi l’apertura dei piccoli esercizi nei centri montani e/o turistici non certo dei centri commerciali”.
La politica, specie sotto elezioni, sfodera anche argomenti che non fanno una grinza, socialmente validi. Ma dimentica di fare i conti con una maggioranza indiscutibile: i consumatori. La gente si annoia, non sa come trascorrere le festività , specie se il tempo non è buono. Gradisce il centro commerciale, anche senza comprare o comprando poco. Le folle di questi anni sono pecorili, poco inclini ad occupazioni… di livello (lettura manco a parlarne), poco versate nel rapporto sociale-parentale.
Difficile opporsi agli tsunami sociali e al massiccio cambio delle abitudini e dei gusti. Il lunedì dell’Angelo si appena un decennio fa è andato in pensione, è tramontato dietro il moloc del consumismo che giganteggia, attualmente frenato e indebolito. E poi, nella maggior parte dei luoghi, delle città , non c’è davvero nulla da fare, nulla che attiri, nulla che coinvolga e svaghi. I frequentatori dei musei sono, bene che vada, poche centinaia.
Quanto alla politica, alcune domande bisogna fargliele. E’ facile calvalcare argomenti che attirano l’attenzione, specie sotto elezioni. Perchè non si affrontano durante l’anno? Perchè non si risponde con scioperi ben organizzati e massicci? Perchè’ ci si occupa solo delle grande distribuzione (quasi sempre sotto Pasqua o Ferragosto, sarà un caso?)
e si dimentica che pretendere turni e regolamenti di apertura festiva ad esempio per le banche, o per le officine auto ed elettrauto, o i gommisti?
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