Un invito al metropolita aquilano Petrocchi
L’Aquila – EVITI ALLA RICOSTRUZIONE DELL’AQUILA IL “TEOREMA” DELLA CURIA DI LATINA –
(di AMEDEO ESPOSITO) –
“Vincere non basta, serve convincere” per dirla (ilSole24ore – 6.4.2014) con il teologo Bruno Forte, omologo di Chieti-Vasto del metropolita aquilano Giuseppe Petrocchi il quale sembra voler ripetere nell’ambito della secolare chiesa aquilana, il “teorema” (indipendente e generoso servizio tanto apprezzato) che ha portato alla costruzione materiale ex novo della diocesi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, da cui proviene.
Disegno, forse anche giustificabile, che però, almeno per il momento non può essere applicato all’Aquila (e lo diciamo sommessamene) dove da 758 anni vive la profonda “comunione fisica” degli aquilani con la propria chiesa, ed in primis con il Duomo dei Santi Massimo e Giorgio.
Di qui lo sgomento dei fedeli e dei cittadini tutti nell’apprendere che la propria chiesa, a cinque anni dal sisma, deve ancora attendere anni perché possa tornare a splendere.
La curia aquilana, che aspira a divenire “soggetto attuatore” (cioè cassa dei fondi dello stato), non cede per il momento l’autorizzazione al Mibac (ministero dei beni culturali) per procedere alla ricostruzione della chiesa, così come indicano le norme in vigore.
Che peccato!
L’Aquila avrebbe diritto ad avere la “chiesa madre” che ha sempre avuto, anche senza l’intervento della curia, la quale va perseguendo il progetto autonomistico lanciato dall’arcivescovo Tommaso Valentinetti, “governatore pescarese” della Conferenza episcopale Abruzzese-Molisana, che implica: le chiese sono di proprietà degli organismi ecclesiastici a cui vanno “consegnati” i fondi per ricostruirle, senza alcun controllo esterno, come avviane in altre regioni, quali l’Emilia-Romagna.
Vi è però un piccolo particolare che sfugge a chi non vuol sentire e vedere, e cioè che una chiesa avulsa da un contesto urbanistico è un conto; tutt’altro è l’unicum urbano dell’Aquila, dove il luogo di culto è tutt’uno con le abitazioni o i palazzi pubblici.
Allora, generosamente, si restituisca presto ad ogni aquilano il proprio punto spirituale più alto: il Duomo degli antichissimi, antichi e immediati predecessori del metropolita Patrocchi.
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