INGV, “ricostruito” il sisma che in due secondi “abbassò” la città intera di parecchi centimetri
Napoli – (ore 11,10) – Gli scienziati, per la prima volta in Italia, “ricostruiscono” momento per momento il terremoto aquilano del 6 aprile, mettendone in luce le caratteristiche con metodi e apparecchiature di assoluta rilevanza e qualità . Ecco disegnato il quadro del fenomeno nel suo momento culminante, dopo un lungo periodo precedente con decine di scosse anche sensibili. Il terremoto infatti durava almeno dal mese di gennaio. Questi i momenti deol fenomeno: la faglia si e’ “rotta” esattamente sotto L’Aquila e sono bastati 2 secondi per far sprofondare la citta’ di 20-30 centimetri. Subito dopo la situazione e’ peggiorata a Sud della citta’ e nei 5 secondi successivi la faglia si e’ rotta di nuovo, piu’ lentamente ma soprigionando più energia e distruggendo Onna e Paganica. E’ la ricostruzione cronologia dei 10 secondi iniziali della fase acuta del terremoto, ricostruiti in un tempo record dagli esperti dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia, l’INGV.
“Abbiamo completato la ricostruzione in pochi mesi, credo sia la prima volta che accada di ottenere un simile risultato in un tempo cosi’ breve” ha detto il geologo Claudio Chiarabba, che ha presentato i dati nel convegno ‘Costruire e conservare in area sismica’ organizzato dall’Ordine dei Geologi di Napoli.
Per ricostruire la sequenza di eventi del terremoto del 1980 in Irpinia ci sono voluti 10 anni. La rete nazionale di sorveglianza dei terremoti ha permesso di individuare e localizzare 12.000 scosse avvenute nelle due settimane successive al sisma. Sul fronte scientifico il terremoto dell’Aquila sta diventando un caso, per quanto riguarda prevenzione e sicurezza ha aperto la via alla cosiddetta ‘microzonazione’, un criterio per definire il rischio che, a livello locale, individua le aree che si comportano nello stesso modo in caso di terremoto. La microzonazione consiste in sondaggi scientifici nel sottosuolo in zone molto ristrette, per avere un’immagine di ciò che “sta sotto” e che in molti casi è stato determinante. Palazzi interi sono crollati in zone che, come si è appurato solo frugando tra le macerie, erano cave e ricche di enormi caverne non sempre naturali. Nessuno ne sapeva nulla, eppure esistevano documenti e persino delle foto: si costruiva alla cieca, senza preoccuparsi del sottosuolo, sperando nella buona sorte.
La microzonazione, che dovrebbe essere eseguita sempre e preventivamente ovunque, sarebbe oggi in corso, ma ufficialmente non se ne ha notizia e mancano fonti che possano fornire dei dati.
(Ndr) – Fin qui la notizia scientifica da Napoli, che fornisce interessanti spiegazioni sulla dinamica del picco del sisma il 6 aprile. La ricostruzione di ciò che secondo gli scienziati avvenne nel sottosuolo, a una decina di chilometri di profondità “sotto” la città (la faglia, come si vede dall’immagine, si immerge obliquamente nel sottosuolo da Paganica verso la zona di Lucoli-Tornimparte), conferma quanto migliaia di persone avvertivano nitidiamente ad ogni scossa prima del 6 aprile: era nettissima infatti la percezione del sussulto “sotto i piedi”, quasi in verticale, della “botta” che giungeva da sotto terra, e non trasversalmente come in tanti altri terremoti. Il fenomeno avveniva e si ripeteva, fino alle due forti scosse poco prima di quella devastante delle 3 e 32, sotto la città , dentro il suo cuore ipogeo, ed era una novità assoluta che provocava sensazioni agghiaccianti, che avrebbero dovuto indurre a misure preventive alla sola ipotesi – purtroppo confermata – che qualcosa di anomalo e grave stesse avvenendo. In quelle condizioni, come oggi tutti ammettono, era davvero assurdo infondere sicurezza e parlare di assenza di rischi. Il resto lo sappiamo: la faglia “si ruppe” e con essa la vita della città .(Nell’immagine in alto dell’INGV la ricostruzione grafica della faglia aquilana – Nell’immagine in basso, sempre dell’INGV, i colori evidenziano concentricamente i livelli di abbassamento del suolo rilevati in 12 aprile: ogni fascia cromatica indica una differenza di 1,5 centimetri rispetto alla precedente)
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