Pasqua, antichissima festa ebraica
L’Aquila – (di G.C.) – (Immagine: gli ebrei verso la terra promessa) – Pasqua di resurrezione, così la conosciamo da quando la religione cristiana e cattolica l’ha voluta distinguere, appropriandosene, da quella originaria ebraica, che è Pasqua di liberazione. Come per tutte le altre grandi feste e ricorrenze cristiane, c’è sempre origine millenaria, spesso pagana, o in qualche caso preistorica. Legata sempre ad eventi naturali, che gli antichi popoli legavano alla loro esistenza.
Il Natale, ad esempio, è saldato ai riti remotissimi (soprattutto tra Celti e Druidi) del 21 dicembre, il giorno in cui il buio invernale sembra diminuire per l’aumento della luce solare. In effetti l’aumento della luce c’è, ma si avverte solo dopo diverse settimane. Nei secoli, ai riti del ritorno della luce la cristianità ha sovrapposto quelli propri, parlando di nascita di Gesù e di tutto il resto. Oggi è noto che il 25 dicembre, ma soprattutto l’anno zero, sono puramente simbolici. La nascita di Gesù avvenne alcuni anni prima di quello indicato comunemente.
Per la Pasqua le cose stanno un po’ diversamente, ma le mutazioni storiche sono analoghe.
La Pasqua ebraica, cioè quella originaria, celebra la liberazione degli Ebrei dall’Egitto grazie a Mosè.
La parola ebraica pesach significa “passare oltre”, come si legge in Wikipedia, e deriva “dal racconto della decima piaga, nella quale il Signore vide il sangue dell’agnello sulle porte delle case di Israele e “passò oltre”, colpendo solo i primogeniti maschi degli egiziani, compreso il figlio del faraone (Esodo, 12,21-34)”.
La Pasqua indica quindi la liberazione di Israele dalla schiavitù e la successiva libertà nella terra promessa. Un ebreo rigidamente osservante deve astenersi dal consumare pane lievitato e sostituirlo con il pane azzimo, come quello che consumò il popolo ebraico durante la fuga dall’Egitto. La tradizione ebraica ortodossa prescrive inoltre che, durante la Pasqua, i pasti siano preparati e serviti usando stoviglie riservate strettamente a questa ricorrenza. Un’abitudine che si ritrova , più o meno simile, anche in altre comunità , anche in Italia.
La Pasqua, una volta assorbita dai cristiani, diventa la resurrezione di Cristo, quindi mistero e momento alto per i fedeli: come tale è la festa più importante, dal punto di vista religioso, che ormai, dopo millenni, ha acquisito una propria identità profonda. Tra gli aspetti meno spirituali, che sempre i cristiani uniscono alle ricorrenze, c’è il consumismo, c’è l’abitudine di mangiare troppo e di immolare gli agnelli senza neppure sapere perché si usa farlo. Dietro, i soliti motivi commerciali e banali che fanno da scenario ad ogni ricorrenza religiosa. L’uovo, chiaramente, significa rinascita e ritorno alla vita. Essendo una festa primaverile, la Pasqua ha anche assunto il carattere della scampagnata e della gita, tipica del giorno dopo la domenica di celebrazione. E siccome un tempo l’igiene era molto relativa nelle case, a Pasqua si eseguono anche le… pulizie dell’abitazione, che sarebbe bene fare tutto l’anno.
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