La riforma del Senato? Radici nell’Ulivo
L’Aquila – (di STEFANIA PEZZOPANE, senatrice) – Il futuro ha radici antiche, recitava uno slogan dell’Ulivo.
Sono trascorsi molti anni dalla nascita di quel progetto politico, ma la storia del Partito Democratico affonda le sue radici anche in quell’esperienza. Non è un caso se la proposta di riforma del Senato, che Matteo Renzi ha avanzato, prima da candidato alle primarie, poi da segretario del Pd e infine da presidente del Consiglio trae ispirazione dalle tesi programmatiche dell’Ulivo.
Una straordinaria operazione di rinnovamento della politica italiana, che noi democratici faremmo bene a non dimenticare e che ci ha consentito di vincere le elezioni e di governare con Romano Prodi.
Le prime 14 tesi uliviste erano raggruppate in un capitolo dedicato a “lo Stato nuovo”: e una di queste proponeva proprio di trasformare il Senato in “una Camera delle Regioni”, come strumento essenziale del federalismo.
Può essere utile rileggere per intero quest’ultima tesi, quando mai attuale: “La realizzazione di un sistema di ispirazione federale richiede un cambiamento della lettura del Parlamento. Il Senato dovrà essere trasformato in una Camera delle Regioni, composta da esponenti delle istituzioni regionali che conservino le cariche locali e possano quindi esprimere il punto di vista e le esigenze della regione di provenienza. Il numero dei senatori (che devono restare esponenti delle istituzioni regionali) dipenderà dalla popolazione delle regioni stesse, con correttivi idonei a garantire le Regioni più piccole. Le delibere della Camera delle Regioni saranno prese non con la sola maggioranza dei votanti, ma anche con la maggioranza delle Regioni rappresentate. I poteri della Camera delle Regioni saranno diversi da quelli dell’attuale Senato, che oggi semplicemente duplica quelli della Camera dei Deputati. Alla Camera dei deputati sarà riservato il voto di fiducia al Governo. Il potere legislativo verrà esercitato dalla Camera delle Regioni per la deliberazione delle sole leggi che interessano le Regioni, oltre alle leggi costituzionali».
Fermi restando i capisaldi «ulivisti», la proposta governativa di riforma del Senato non solo consente, ma richiede un’azione emendativa, che la renda più coerente e convincente, a cui sto lavorando insieme ad altri colleghi.
Ora si apre una fase nuova e il gioco di squadra è fondamentale. Fare presto e bene è indispensabile per non perdere un’occasione buona e per dare corso alle riforme che l’Italia aspetta da tempo.
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