Il terremoto non esiste
L’Aquila – Riceviamo da Giovanni Di Simone: “Caro Direttore, ho appena letto il tuo articolo ora in testa alla pagina sulle “false certezze” propagate sul terremoto e vorrei ribadire alcune considerazioni gia’ precedentemente espresse-
E´fuori dubbio che, se le affermazioni fatte da Giampaolo Giuliani a Sulmona fossero state espresse dal sottoscritto, adesso, essendo io, starei ancora in catene scontando enormi pene nelle celle sotterranee del penitenziario dell´isola del Giglio, pero´ non si puo¨ neanche ritenere che sia per perdizione o per distanziamento
dalla religione che la procura di Sulmona abbia ritenuto oro colato la supposizione scientifica ´di previsione dei terremoti ,anche a Sulmona , tramite i marchingegni che misurano il radon, perche´c´e´da notare che anche Giampaolo Giuliani si chiama Gioacchino percio´possono presumibilmente essere lontani cugini, oppure anche che tra i vicoletti dell´Aquila , in altri tempi da piccoli qualcuno abbia ricevuto da Giuliani un bacetto indimenticabile e che ora , per ringraziamento, avendone il potere lo abbia fatto assolvere in prima istanza; quindi tutto rimane in sospeso -
Quello che subito segnalai dopo il processo grandi rischi fu´proprio la aberrante affermazione dei magistrati aquilani che ufficialmente ed in nome del popolo italiano asserivano che i terremoti a L´Aquila hanno un tempo CICLICO di ritorno di circa trecento anni ingenerando percio´ancora ulteriori false e pericolosissime convinzioni nella credulita´ specialmente dei giovani, perche´,qualora sia opportuno ,in caso di furto di pecore sul Gran Sasso,operare un ricerca penale dei carichi pendenti dei sospettati e privilegiare l´indagine verso chi nel luogo abbia gia´condanne per l´abigeato , la innopportunita´e´confondere, per deformazione professionale, (diciamo solo cosi´) e perdere di vista che un furto e´ di competenza penale proprio perche´e ´soltanto una azione logica commessa da un individuo soltanto logico per soddisfare una esigenza soltanto logica che puo´essere facilmente compresa e distinta dalla ragione,proprio perche´ ,facilmente, si ruba una pecora per farla arrosto se l´uomo non per sua colpa ha lo stomaco che deve riempire tre volte al giorno-
Ma il certificato dei carichi pendenti del terremoto aquilano , ci fa quanto meno sbellicare dalle risate, anche diciamo per allontanare l´inquietudine ,perche´ il terremoto lo avvertiamo noi con l´ordinamento della nostra ragione come un evento che ci distrugge le case ,ma in effetti e´ il Caos che esiste da prima della ragione umana ,ed in effetti essendo il caos e´il primo attimo ancora in atto ,quindi non e´nel tempo secondo la nostra concezione matematica dello stesso ,ed essendo il caos esso ,non e´percio´ la sua conseguenza nel terremoto che vediamo noi, perche´il caos non agisce, quindi il terremoto non si ripete statisticamente in repliche cicliche con valore commisurabile perche´il caos, essendo, lo e´sempre indifferentemente , ed identicamente sia che si muova e ci distrugga le case sia che stia fermo .
Quindi il terremoto e´ sempre ed in ogni momento e non soltanto quando viene misurato dai sismografi, risultando anche completamente vano conteggiare e catalogare le scosse ,perche´si sta´svolgendo la azione inutile di ordinare in un modello matematico il caos ,che essendo esso non e´mai identico a se stesso non ripetendosi quindi mai.
La affermazione gravissimamente eretica della magistratura aquilana e´proprio falsamente che IL CAOS A L´AQUILA HA UNA RIPETIZIONE OGNI TRECENTO ANNI , e la grossolanita´ demoniaca e´ in pratica ,proprio ad istituzionalmente indurre a stare relativamente tranquilli tra questo lasso di tempo esattamente come fece la commissione-
Senza volermi dilungare sul caos visto che essendo incommensurabile se ne puo´parlare all´infinito senza dire nulla, vorrei soltanto sottolineare che in tempi passati e piu´luminosi il terremoto era di sola stretta competenza teologica proprio per la opportuna distinzione ta fede e ragione ed oggiogiorno da parte della magistratura stiamo assistendo ad eclatanti invasioni di campo che non si sa dove ci debbano portare.
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