Mario Negri, dicano se vivrà o morirÃ
S.Maria Imbaro – I problemi del Mario Negri Sud, se non lo erano, ora sono sicuramente noti a mezzo governo. Tanto dovrebbe bastare per una risposta, che sia positiva o meno, sulle sorti di un centro di ricerca prestigioso. I lavoratorti, ma anche i politici e gli amministratori, dorrebbero semplicemente sapere se il centro vivrà o morirà . Magari prima delle elezioni del 25 maggio.
La politica regionale dovrebbe prendere di petto il problerma, e farsi vedere e sentire soprattutto a S.Maria Imbaro.
Le segreterie regionali CGIL, CISL, FILCAMS, FISASCAT (Rita Candeloro, Maurizio Spina, Sergio Aliprandi, Ernesto Magnifico) scrivono ai ministri dello sviluppo economico, della salute, dellistruzione, del lavoro: scrivono per illustrare la condizione del Centro di ricerche biomediche e farmacologiche Mario Negri Sud, e per chiedere una convocazione urgente per dirimere le possibilità di rilancio dell’Istituto.
Come premessa, la storia dell’istituto e del suo rapporto con l’Abruzzo.
“Il centro di ricerca arrivò in Abruzzo nel 1987, costituito dall’Istituto Mario Negri Milano, sulla scia dei finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno, assumendo in seguito la forma societaria di consorzio, con il 75% del capitale del Negri Milano, con il 15% dalla Provincia di Chieti e il 10% dalla Regione Abruzzo.
Per molti anni il centro di ricerche ha contribuito al progresso della cultura scientifica e alla formazione di giovani ricercatori, ed è riconosciuto a livello internazionale per la qualità dei suoi programmi di ricerca, applicata e di base, e di alta formazione scientifica.
A settembre 2013 il consorzio Mario Negri Sud, su decisione del consiglio di amministrazione, è stato trasformato in Fondazione, con una partecipazione paritaria tra i tre soci: Negri Milano, Provincia Chieti, Regione Abruzzo.
Una preoccupante condizione di crisi, nonostante la qualità delle produzioni, ha tuttavia tenuto in cassa integrazione, da più di 4 anni, la maggior parte dei circa 100 dipendenti del Negri Sud, e ad oggi si denuncia un debito di 4,6 milioni di euro. In un documento di risanamento (approvato a febbraio 2014 dal consiglio di amministrazione) l’attuale direzione del Mario Negri Sud prevede tra i 30 e i 60 licenziamenti, tra aree di ricerca e servizi, riduce drasticamente varie attività di ricerca e l’alta formazione.
Il Centro di Eccellenza continua dunque a perdere «cervelli» e professionalità , molti ricercatori e responsabili di dipartimenti e di laboratori lo hanno abbandonato per spostarsi in altre sedi. Questo depauperamento di risorse umane e di massa critica non è stato però compensato, un aspetto che rappresenta uno dei problemi centrali del centro ricerche, al cui attualmente i vertici non sono in grado di dare risposte concrete.
L’apprezzabile sforzo delle istituzioni pubbliche, quali Provincia e Regione, per mantenere sul territorio un importante Centro di ricerca, le cui potenzialità si inseriscono perfettamente nelle strategie di programmazione e di sviluppo della regione, appare fragile se non è immediatamente accompagnato da un’operazione di ristrutturazione del centro che rilanci le attività per competenze e linee di ricerca. Sottolineiamo inoltre che le potenzialità della Fondazione, centro di ricerche farmacologiche e biomediche, sono in linea con le attività indicate da Horizont 2020 e con l’investimento in ricerca degli Stati Europei.
Ricordando infine che il socio Negri è un gruppo nazionale, con sedi a Milano e Bergamo. chiediamo ai Ministri di convocare le parti sociali e gli enti locali per verificare ogni possibilità di rilancio, nell’orizzonte italiano sulla ricerca per la salute, della Fondazione Negri Sud, anche con il gruppo lombardo, per scongiurare tagli al personale e rilanciare la ricerca in Abruzzo, regione snodo e in transizione che potrebbe essere polo d’interesse di tutto il Sud del Paese”.
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