Discarica, le parti civili su difesa
Chieti – “E’ del tutto evidente che la difesa, come in altri casi celebri, sta provando a fuggire dal processo, ben consapevole della forza dell’accusa e dell’inconsistenza, anche dal punto di vista scientifico, dei propri argomenti difensivi. Non potendo negare l’evidenza dei gravissimi fatti loro contestati, le difese Edison cercano di sfuggire al giudizio”. Lo dichiarano in una nota congiunta alcune parti civili nel processo riguardante la mega discarica della Val Pescara, vale a dire l’Avvocatura dello Stato per il Ministero dell’Ambiente, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Commissario delegato, la Regione Abruzzo, i Comuni di Pescara, Chieti, Spoltore, Popoli, Castiglione a Casauria, Alanno, Tocco da Casauria, Bussi, Torre de’ Passeri, Solvay s.a. Solvay Specialty Polimers s.p.a. Solvay Chimica Bussi s.p.a. e l’associazione Codici Abruzzo.
“C’e’ di piu’ – proseguono -, la storia travagliata di questo processo e’ costellata sin dall’inizio delle indagini da tentativi di ostacolare il regolare corso del giudizio strumentalizzando al limite del consentito tutti i possibili mezzi; ne e’ conferma il fatto, in se’ patologico, che per arrivare al dibattimento ci sono voluti quasi cinque anni, (non certo per responsabilita’ dell’accusa o del giudice), nel corso dei quali si sono viste denunce poi rivelatesi false, pressioni non sempre debite, continue condotte processuali palesemente dilatorie. Senza contare episodi rimasti misteriosi come il gravissimo scambio di piezometri a valle ed a monte della mega-discarica sul quale le difese degli imputati non hanno mai, circostanza questa davvero singolare, speso una parola. Non da ultimo, osserviamo che i motivi posti a base della richiesta di rimessione del processo sono del tutto pretestuosi e passano attraverso l’inaccettabile equivalenza tra la rilevanza mediatica del processo (legata invero alla sua importanza finalmente valorizzata dalla stampa) e la presunta non neutralita’ dell’ambiente in cui esso si svolge e dunque dei giudici (anche popolari) chiamati a pronunciarsi”.
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