I magistrati? Ci ricordano don Chisciotte

Bisognerebbe dare una medaglia ai magistrati che si occupano della vicenda dei veleni nella discarica presso Bussi, o almeno a quelli che hanno tentato, e tentano, di dare una sentenza. Anche ad alcuni avvocati, e soprattutto ai cittadini che non sanno se e quanto sono stati avvelenati negli anni. Vengono informati che bevvero acqua al mercurio e altre dolcezze, ma nessuno dice loro per colpa di chi, per quanto tempo, con quali esiti. Bisognerebbe dare una medaglia agli italiani, agli abruzzesi che nonostante tutto, restano in questa terra. Non sarà terra dei fuochi, ma degli orrori legali e politici sicuramente sì.
Oggi si è toccato il fondo. Il processo di Chieti è sospeso. Non c’era da fare altro, per i giudici teatini, assimilabili rispettosamente a don Chisciotte. Tutto viene rimandato alla Cassazione, e sarebbe insulso andare avanti nelle udienze, senza sapere cosa accadrà fra due, tre o quattro mesi. E’ l’ispido racconto di una società, quella italiana, che non intende accettare, strutturare una giustizia più rapida, efficace, snella. Quando sono coinvolti potenti e potentissimi. Normalmente non ce ne accorgiamo. Nei processi normali tempi smisurati e rinvii sono come gocce di pioggia: talmente tanti che non puoi contarli. Nel caso di Chieti, tutto si sta ingigantendo e la realtà mostra la sua allucinante trama. E’ come con la relatività di Einstein. I suoi effetti sul tempo e sullo spazio ci sono, sono dimostrati. Ma se non ci si muove a grandi velocità, non si avvertono. Einstein ci perdoni se usiamo il suo nome per un paragone tanto scoraggiante, se avvicinato alle cose italiane.

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