Io la penso così


(di Stefano Leone)
Capita a tutti. Viaggiare, soggiornare il luoghi diversi da quello consueto dove si vive, frequentare città e paesi. Al cronista capita sovente e, forse a differenza di altri, lui annota, rileva e scruta. Capita così che il cronista, in questa circostanza si trova nel cuore palpitante del Paese che produce, che investe e che raccoglie frutti di una industrializzazione che, pur navigando sulle onde della crisi che tutto investe, rimane pur sempre, anche nell’immaginario dell’uso e costume, definirla la zona ricca del Paese. Bergamo, città di 115mila abitanti, sparsi fra la città bassa e quella alta. Tutto sommato una città tranquilla, poco caotica e ordinata. Considerata la periferia ricca della Milano da bere, Bergamo mantiene comunque la sua consueta sobrietà, anche se una malcelata tendenza al “sentirsi con la puzza sotto il naso”, traspare ad una attenta valutazione. Capita così che il cronista incappa in un grande piazzale alberato nella città bassa. Il luogo è in pieno centro, distante qualche minuto dalle vie dello shopping. La piazza, arredata con giganteschi pioppi rigogliosi, alcuni già con la chioma foltissima, altri in ritardo. E’ zeppa di auto parcheggiate ordinatamente. Pavimentazione ben tenuta, aiole curate. Il cronista pensa che, in tempi di crisi, la società che gestisce gli stalli del parcheggio incasserà bene vista l’affluenza. Il pensiero corre a Pescara, dove, per buona parte degli ultimi due anni di consiliatura, la partecipata del Comune, Pescara Parcheggi, è stata, con i suoi bilanci in passivo, la spada di Damocle, sulla testa della maggioranza. Ma, tornando a scrutare ancor meglio nel parcheggio bergamasco, lo stupore fa trasecolare il cronista. Gli stalli sono bianchi, cioè sosta gratuita senza limite di tempo. Parcheggiatori abusivi? Neanche l’ombra. Ma non ci avevano detto che i Comuni erano senza soldi? Che utilizzavano qualunque cosa per fare cassa? E che i parcheggi erano una delle entrate sicure? E allora, perché Bergamo si permette il parcheggio è gratuito? Bergamo e Pescara, realtà a confronto, che dire? Che, forse, non bisognerebbe inventare nulla di atomico per far quadrare i conti. O per lo meno non essere una società partecipata in continua sofferenza. Basta guardare ciò che è già stato fatto altrove. Oppure no?


11 Aprile 2014

Categoria : Rubrica
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