Sciutto e “La luce dei bambini”
Roma – (di Goffredo Palmerini) – Non c’è che dire, era un gran colpo d’occhio venerdì scorso l’Aula Paolo VI ricolma di pubblico, fino alla sua completa capienza di dodicimila posti. Una data non casuale, il 20 novembre, per “La luce dei Bambini”, concerto di solidarietà patrocinato dalla Segreteria di Stato vaticana a sostegno dell’Ospedale Pediatrico romano “Bambin Gesù”, nosocomio di cura e ricerca che quest’anno celebra 140 anni dalla fondazione. Proprietà della Santa Sede, nato nel 1869 come gesto d’amore verso i bambini meno fortunati grazie alla donazione d’una casa nel quartiere Regola dalla famiglia Salviati, i conti Arabella e Scipione, l’ospedale è oggi un centro d’eccellenza per le cure pediatriche, sia in Italia che nelle strutture operanti all’estero – Albania, Bangladesh, Cambogia, Camerun, Costa d’Avorio, Ecuador, Madagascar, Perù, Romania, Tanzania e Vietnam – con le quali il nosocomio romano opera in stretta sinergia. Non casuale la data, si diceva, riconosciuta dall’Onu Giornata Mondiale per i Diritti dell’Infanzia in ricordo di quel 20 novembre 1989, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a New York, approvò la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, ratificata dall’Italia il 27 maggio 1991.
L’evento ha preso avvio puntuale, alle venti e trenta, presentato con misura e garbo da Lorena Bianchetti, volto noto della Rai, per anni conduttrice del programma religioso “A Sua Immagine”, in onda su RaiUno la domenica mattina. Splendida la cornice della Sala Nervi. Voluta da Paolo VI per accogliere l’enorme numero dei fedeli che ogni mercoledì partecipano alle udienze generali, l’imponente edificio fu progettato dall’architetto Pier Luigi Nervi e realizzato a sinistra della basilica di San Pietro. Inaugurata nel 1971, di forma ellittica che consente di vedere il seggio papale da ogni angolo, l’Aula Paolo VI ha un’eccellente acustica e si presta particolarmente anche per tenervi concerti, come ben se ne ricordano dalla sua inaugurazione. Opera tra le più rilevanti dell’architettura contemporanea per le innovative soluzioni adottate, come la grande volta parabolica, l’illuminazione, la disposizione degli accessi e la convergenza visuale sul palco, offre anche stupende opere d’arte, come le vetrate ogivali di Giovanni Hajanali e la scultura bronzea sul palco, il Cristo risorto, realizzato da Pericle Fazzini nel 1977.
Ma veniamo all’evento. La Sala, impreziosita dalla regia con un accorto e cangiante gioco di luci, d’improvviso al buio accoglie una folta schiera di bimbi, preparati dall’Accademia Nazionale di Danza, ciascuno con una sfera luminosa tra le mani, che attraversa in lungo e largo l’auditorium. Un incipit davvero singolare ed emozionante all’evento musicale che sarebbe seguito. Come da programma, il primo ad esibirsi è il Coro Interuniversitario di Roma, formazione corale composta dagli studenti di tutte le università romane (statali, libere e pontificie), diretto da don Massimo Palombella, padre salesiano che opera nella Pastorale universitaria della Diocesi di Roma, docente alla Facoltà teologica della Pontificia Università Salesiana, alla Facoltà di Scienze della Comunicazione della prima Università di Roma “La Sapienza” e al Conservatorio di Musica di Novara. Il Coro è nato nel 1995 e conta già numerose attestazioni di merito nel corso della sua quindicennale attività artistica. Due i brani eseguiti, di grande suggestione e complessità. Dapprima il canto gregoriano “Rorate Coeli” nell’elaborazione polifonica di Domenico Bartolucci, quindi un brano di forte intensità di Giovanni Pierluigi da Palestrina, il Credo dalla “Missa Papae Marcelli”. Il caloroso applauso del pubblico ha giustamente sottolineato la performance del complesso corale, sotto la direzione del Maestro don Massimo Palombella.
Spetta ora a Juan Paradell Solé, organista titolare di Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche di Roma, la seconda parte del concerto. Toccata e fuga in re minore “Dorica” (BWV 538), di Johan Sebastian Bach. Il brano per organo, composto a Lipsia da un Bach ormai maturo, è certamente meno conosciuto della celebre opera omonima (BWV 565), assai brillante ed orecchiabile, composta dal musicista nel periodo della giovinezza. E tuttavia, per gli stretti riferimenti alla musica rinascimentale ed al canto gregoriano, il brano esalta una sua raffinatezza virtuosistica ed una sua suggestione, sicuramente evidenti nella provetta esecuzione offerta da Juan Paradell Solé, molto apprezzata dal pubblico.
Al Maestro Josè Maria Sciutto – argentino di nascita e aquilano d’adozione – e alla sua bacchetta l’onore di concludere il Concerto, alla direzione dell’Orchestra Nazionale dei Conservatori di Musica. Promossa dal Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, è costituita dai migliori giovani talenti del sistema formativo musicale italiano, studenti che trovano nell’Orchestra un’opportunità straordinaria di preparazione e di notevole perfezionamento professionale. Il complesso orchestrale, costituito di recente ma già con importanti risultati nel curriculum, ha l’ambizione di rappresentare l’Italia nel mondo con le migliori energie. Il nostro Paese è conosciuto all’estero per il suo ricco patrimonio artistico e musicale. Investire dunque sui giovani di qualità significa continuare ad essere un popolo culturalmente vivo, creativo e proiettato verso il futuro. Aver poi affidato la direzione dell’Orchestra ad una personalità d’indubbio rilievo e carisma, come Josè Maria Sciutto, è sicuramente una solida garanzia di crescita. Il Maestro Sciutto, infatti, vanta una nutrita attività concertistica in importanti centri europei, latino-americani e statunitensi, in produzioni sinfonico-corali e di musica contemporanea. Docente in master class universitari per la formazione di direttori di coro e d’orchestra, autore d’un metodo di pedagogia corale infantile largamente diffuso in Italia e in sud America, Josè Maria Sciutto è direttore artistico del programma “Musica per la Pace” dell’Onu. Consulente della Florida State University di Miami, direttore del Coro delle Voci Bianche di Roma, da alcuni anni dirige il Laboratorio Corale dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ed insegna al Conservatorio di Musica di Pescara. Giunto in Italia dall’Argentina nei primi anni Ottanta, ha scelto L’Aquila per vivere, città dalle grandi tradizioni musicali, dove ventuno anni fa ha fondato l’Associazione MUSICA PER LA PACE, prestigioso centro di formazione e perfezionamento musicale che ha generato una costellazione di gruppi corali e strumentali, ormai affermati in Italia e all’estero.
Il programma prevede l’esecuzione della Terza Sinfonia di Ludwig Van Beethoven, detta “Eroica”. Composta nei primi anni dell’Ottocento, fu eseguita per la prima volta nel 1804 a Vienna. Scritta inizialmente per Napoleone, la sinfonia esprime tutto il mito eroico della rivoluzione e l’ammirazione del musicista per il generale francese che aveva apprezzato “cavalcare lo spirito del mondo”, come scrisse in una dedica, poi ritrattata quando Bonaparte si fece incoronare imperatore. La sinfonia “Eroica” ha un tono vibrante e solenne, con l’acme epico nella “Marcia funebre” che fa largo impiego di corni, trombe e timpani per esaltare il suono apocalittico. Dunque, opera di rilevante impatto emotivo. E l’Orchestra, sotto la direzione del Maestro Sciutto, dell’opera riesce a cogliere appieno ogni sfumatura e i giovani musicisti danno il meglio del loro talento con una prova davvero convincente, sottolineata da un profluvio di consensi del pubblico, testimoniati dal richiamo sul podio del direttore d’orchestra per un altro lungo applauso.
E’ il momento dell’intervento dell’ospite, il Cardinale Tarcisio Bertone. Il Segretario di Stato porta il saluto di Benedetto XVI, poi legge il messaggio augurale del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Avrebbe dovuto presenziare al concerto il Presidente del Senato, Renato Schifani. Se ne è scusato – riferisce il Cardinal Bertone – perché richiamato in Sicilia, in famiglia, per il lieto evento della nascita della nipotina. Bertone saluta il Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e le altre autorità presenti, poi tutto il pubblico accorso all’iniziativa, concepita per sostenere l’Ospedale “Bambin Gesù”, ai cui medici e infermieri il Segretario di Stato dedica l’appena apprezzata Sinfonia “Eroica”, perché “eroico è tutto il personale del Bambin Gesù”, dice Bertone tessendo le lodi dell’ospedale pediatrico e richiamando il mondo dell’infanzia. “Una delle cose più belle che l’umanità possiede è lo stupore dei bambini.” – afferma il Segretario di Stato – “I bambini, con il loro stupore, orientano il mondo degli adulti a considerare la dimensione spirituale, che abita in ogni cuore umano, come un fattore autentico dello sviluppo dell’uomo e dei popoli”.
Infine, il ringraziamento alle aziende che hanno reso possibile l’iniziativa con la quale viene finanziato l’acquisto d’un sofisticato Robot neuro-navigatore, apparecchiatura di ultima generazione per la localizzazione delle lesioni cerebrali, per l’Unità di Neurotraumatologia dell’ospedale ”Bambin Gesù”. Poi il Cardinal Bertone chiama sul palco, per l’omaggio musicale conclusivo, Domenico Bartolucci, 92 anni, musicista e compositore, Maestro perpetuo della Cappella Musicale Pontificia Sistina. Il Maestro Bartolucci, a dispetto della veneranda età, sul podio sembra ringiovanire nel dirigere Orchestra e Coro. Suggestivo, intenso e solenne l’Adeste Fideles, famoso canto natalizio risalente al Settecento e rimasto anonimo. E’ stato eseguito magistralmente. Il miglior coronamento d’un evento emotivamente bello, “La luce dei Bambini”, augurale per la festività che più richiama l’infanzia qual è il Santo Natale. (gopalmer@hotmail.com)
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