L’isolamento genera suicidi e follia


Belgrado (Serbia) – (di GIULIO PETRILLI) – CARCERI, UNA BATTAGLIA DI CIVILTA’ E UMANITA’ – L’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’agenzia specializzata dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la salute, ha pubblicato un documento sulla prevenzione dei suicidi nelle carceri. Nello stesso sono espresse le analisi dei migliori psichiatri del mondo, ad iniziare dai docenti universitari delle facoltà di Cambridge, Berlino, Oslo, Washington, Ontario, Missouri, Christchurch , Vienna, Amsterdam, Durban e tanti altri.
Naturalmente è esplicitato che il carcere produce una percentuale di suicidi, venti volte superiore a chi vive in condizioni di libertà.
Ma analizzando i suicidi nelle carceri un dato accomuna tutte le analisi , la maggior parte dei suicidi avviene nelle condizioni detentive di isolamento, in particolare l’isolamento completo, 23 ore su 24.
Gli psichiatri dell’Università di Washington, Metzner e Hayes asseriscono che esiste una forte associazione tra suicidio dei detenuti e tipo di detenzione e hanno dati precisi in tal senso.
Tutto confermato dai psichiatri austriaci Fruehwald e Bauer dell’Università di Vienna, su analisi svolte nel proprio territorio.
Concordano che questo sistema detentivo crea depressione e destabilizzazione psicologica, in pratica può generare in un individuo il distacco dalla realtà e quindi la via del non ritorno per la mente.
Per me, che ho vissuto quattro dei miei sei anni detentivi in queste condizioni di isolamento, è solo una conferma di sensazioni vissute sulla pelle.
Spero che i giudici europei della Corte di Strasburgo, riflettano anche su questo quando devono decidere sul mio ricorso per il risarcimento da ingiusta detenzione, in quanto assolto dopo sei anni di carcere dall’accusa di banda armata.
Spero che riflettano sui danni enormi che il carcere produce e in particolare la detenzione speciale in isolamento.
Chiaramente nessun risarcimento ripagherà di nulla, ma sarebbe incredibile non concederlo, come purtroppo hanno stabilito i giudici in Italia, motivando il non risarcimento per le mie cattive frequentazioni, con le quali ho tratto in inganno gli inquirenti.
Giudizio non giuridico, ma comportamentale, morale.
Non dovevo frequentare chi occupava le case per il diritto all’abitazione o le fabbriche per il diritto al lavoro. Questa è la verità.
Una battaglia difficile, ma che condurrò fino alla fine, con tutte le mie forze.


09 Aprile 2014

Categoria : Cronaca
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