Mercurio negli scampi, chi vigilava? Per anni abbiamo mangiato pesce avvelenato
Pescara – Cinque anni fa c’era mercurio nelle acque dell’Adriatico e consumavamo regolarmente il pescato, senza saperne nulla. Chiedendoci, ingenui, solo se fosse fresco o surgelato. Anzi, magari avessimo mangiato solo pesce surgelato di buona marca e di sicura origine. Ma c’era chi sapeva. Come viene rivelato solo oggi, grazie al Forum dei Movimenti per l’acqua, nel 2009 negli scampi pescati in acque abruzzesi c’erano valori di mercurio (altamente tossico e micidiale per la salute) elevati, talvolta molto elevati, comunque superiori a quelli di soglia ritenuti tollerabili per la salute umana. Sempre ammesso che tali valori siano di sicurezza…
Il pesce al mercurio viveva e finiva nelle reti nelle acque adriatiche antistanti Pescara, fino a decine di miglia di distanza dalla costa. Veleni furono trovati anche nei fondali del porto canale, che fu poi dragato dopo anni di attese e una intollerabile altalena di responsabilità , rinvii, ritardi e ostacoli a non finire. I veleni nel porto canale furono scoperti dall’Agenzia per la tutela ambientale. I veleni nel mare di Pescara erano, a quel tempo, più abbondanti e pericolosi di quelli normalmente riscontrati in altre aree italiane, ritenute le più inquinate e avvelenate dall’uomo. Lo studio con i dati, ha riferito un esponente del Forum dell’Acqua, come riferisce Il Centro di oggi on line, è stato pubblicato nel 2013, ma solo oggi se ne conoscono i contenuti.
Oggi che della discarica dei veleni a Bussi – all’origine di tutto – si sa tutto, spuntano dati e circostanze agghiaccianti. Ed è doveroso porsi e porre delle domande anche a chi con faccia di bronzo si accinge a riproporsi all’elettorato.
Esiste una sanità regionale. Esistono organi attrezzature di controllo, analisi delle acque. Esistono sindaci responsabili della salute dei cittadini, strutture di verifica, tutte persone e istituzioni che ci giurano di avere sempre cura di noi e di monitorare l’ambiente, perché nei nostri bicchieri non finisca, ad esempio, acqua avvelenata, e nei nostri carrelli della spesa non affastelliamo – pagando ovviamente i salati conti ai quali siamo avvezzi – cibi e alimenti carichi, diciamo, di mercurio. O di altro.
La magistratura, ma anche la politica che oggi si proclama onesta e attenta a noi, scopra chi doveva controllare e non lo ha fatto. Scopra perché da almeno cinque anni – ma forse, purtroppo, molto di più – tutto tace sul gigantesco apparato venefico che ha messo a repentaglio la nostra salute e quella dei bambini, degli anziani, dei malati. Scopra quante malattie si sono sviluppate, ordini screening e controlli, accusi chi deve essere accusato, ovunque si trovi.
Noi dobbiamo essere sicuri di ciò che respiriamo, beviamo e mangiamo. Attualmente, apprendendo queste notizie, non lo siamo e non lo sono neppure i complici, i distratti, gli assenti, i muti, i collusi, gli scansarischi e tutti coloro che hanno solo sperato che non accadesse nulla, costruendosi nel frattempo anche carriere politiche. Se poi qualcuno vuole far credere che per anni circoli pesce al mercurio, senza che nessuno se ne accorga, allora siamo messi ancora peggio e si salvi chi può: i controlli non esistono e non sono mai esistiti, vorrebbe dire, e potremmo continua a inghiottire la morte sorta dalle acque del mare, raggiunte da veleni che sono chi sa dove e chi sa da quanto.
Chiaramente, non può essere così, e allora qualcuno che doveva fare qualcosa, non ha fatto nulla. Un Abruzzo da rivoltare come un calzino e da lavare in varechina.
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