Le primarie, scommessa voluta e vinta dal PD
L’Aquila – (di G.Col.) – SEMPLICI RIFLESSIONI POLITICHE DOPO LE APPREZZATE CONSULTAZIONI – Il PD aquilano con le sue primarie anche per scegliere i candidati al consiglio regionale si è collocato all’avanguardia del metodo democratico in Abruzzo. I risultati sono andati anche oltre ciò che i cervelli pensanti del partito si aspettavano. Risultati nel senso della partecipazione, che ha “sballato” superando le 5.000 persone, moltissime in città , ma molte anche nei centri minori. Il comprensorio ha gradito. E’ un bel passo avanti. Quanto al risultato (61% dei consensi al giovane Pietrucci), anch’esso invita alla riflessione.
Cerchiamo di farla, questa riflessione, senza linguaggi politichesi e astruse disamine a posteriori. Ragionando con semplicità .
La gente del PD, ma anche molti che del PD non sono, ma sicuramente simpatizzano o comunque apprezzano le sue aperture di metodo, accoglie con condivisione l’abbandono dei metodi polverosi e appartati di una volta, quando prima delle elezioni si sceglieva tutto nel chiuso dei partiti, seguendo i diktat dei vip. Le scelte le fa la gente.
Certo, le nostre primarie, casarecce e improvvisate, non sono anglosassoni, non hanno regole chiare e fissate. Si va avanti di caso in caso, di situazione in situazione. Ma soprattutto si è capito che i candidati debbono essere pochi per non disperdere consensi. Inutili risse e guerre da pollaio. Si arriva a designare dei possibili candidati (magari ci vorrà , un domani, un sistema più trasparente e alla luce) e si chiede ai cittadini di scegliere chi dalle urne dovrà essere scelto.
Si toglie la schiuma della birra. E si beve la birra.
Il PD, gliene va dato atto, ha scelto le primarie da anni. Lo stesso sindaco Cialente fu il frutto di una consultazione primaria. Il partito non ha ottenuto (la voleva?) in Parlamento una legge sulle primarie, ma ha cominciato ad usarle e pian piano le ha estese. Niente male per un paese, come il nostro, in cui la democrazia reale è imperfetta, goffa, impastoiata, ingolfata dall’appetito di potere che chi ha comandato dal buio per troppo tempo continua a provare. L’Aquila è andata avanti a tutti, ed ha dimostrato che anche i candidati al consiglio regionale (se se ne vuole eleggere almeno uno sicuramente) debbono sceglierli le persone.
Dal canto loro, le persone hanno cominciato a rispondere all’invito ad esserci e sono arrivate davvero in tante. Benissimo, avanti di questo passo e forse entro qualche anno potremo chiamarci europei. E il PD avrà cucito sul bavero il patentino di apripista democratico.
Il risultato? Significativo. Non va letto, pensiamo, come un’umiliazione di Alfredo Moroni. E’ solo un’affermazione di Pietrucci, ma senza maltrattare nessuno. Moroni, evidentemente, è ritenuto ben utilizzato e utile in Comune come assessore. Lì lavora bene, lì rimanga perché la città ne ha bisogno. La gente lo stima, e Moroni sicuramente è persona stimabile e di valore.
Pietrucci rappresenta il nuovo (anche se ha una lunga esperienza politica) e come faccia nuova la gente lo ha voluto, sperando in lui. Svecchiare renzianamente significherà pure qualcosa. La Regione è un banco di prova difficile e spesso brucia, perché i peggiori danno fuoco e le fiamme travolgono tutti. Auguri dunque al giovane candidato.
Soprattutto auguri al PD che ha una senatrice, un sindaco, e ora anche un consigliere regionale in pectore. Oltre che buoni assessori in Comune. Ha anche un amico dell’Aquila come Legnini e a Giovanni Lolli dovrà andare un qualche rinoscimento dall’altro amico, Luciano D’Alfonso. Insomma, dal PD L’Aquila si aspetta molto. Le grandi aspettative, se deluse, portano a disastri. Quindi, con elementare logica aristotelica, datti da fare, PD.
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