L’abisso del male in Abruzzo
Più male di quello che hanno fatto, non potevano fare. Colpire l’Abruzzo con inchieste, ruberie, scorrerie che devastano l’etica e l’immagine, umiliarlo con la povertà e la disoccupazione, svilirlo con i compensi faraonici ad una politica che meritava solo schiaffi: tutto sarebbe rientrato nel normale modo di vivere di una collettività di basso profilo e di alta inettitudine. In Italia siamo coinquilini di una politica che merita il peggiore dei giudizi, che colloca il paese tra i peggio amministrati e governati. In Abruzzo scoprire analogie non avrebbe stupito nessuno, tutt’al più amareggiato i cittadini onesti e i pochi politici perbene che vengano anche loro infangati, pur non meritandolo. E qualcuno ne abbiamo sicuramente.
Ferisce, invece, scoprire che hanno avvelenato l’acqua per anni, che hanno distrutto la fiducia della gente e l’immagine – anche turisticamente – della nostra regione. E’ patetico oggi dover subire la scenetta di Chiodi e degli altri che bevono “acqua di Bussi” . Dover dimostrare di poter bere un bicchiere di acqua senza morire avvelenati, è la conferma di quanto siamo messi male. Il rombo mediatico in tutta Italia somiglia a quello del dopoterremoto, quando la gente chiedeva – prima di venire al mare in Abruzzo – se c’erano litorali distrutti e macerie fin dentro l’Adriatico. Oggi chiede se le fontanelle pubbliche eroghino mercurio o tetracloruro. E, sia pure confusamente, hanno qualche ragione, perché tutti i veleni di Bussi per anni e forse decenni sono finiti anche in Adriatico. Nessuno ha monitorato e scoperto una beneamata mazza.
Potevano sputtanarci tra ladronerie da quattro soldi, tangenti e camere d’albergo, ma l’avremmo superata. Anche sghignazzando divertiti da pochezze e meschinerie da operetta o da blu moon. Ora sguazziamo nei veleni: hanno ferito la natura, la terra, l’acqua, l’aria, gli animali, fiumi e mare. E la salute della gente ignara. Stavolta ci hanno fatto davvero molto male.
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