Le nuove paure degli italiani
L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – Si insinua come un virus subdolo, provocando talvolta più danni dell’oggetto a cui si riferisce: è la paura. Di ammalarsi, di essere vittime di calamità naturali, dell’inquinamento, di incidenti e catastrofi. Un po’ come il terrore degli untori nell’Europa medievale, anche la nostra vita post-moderna sembra ossessionata da timori e fobie. Ma i media quanto influiscono su tale percezione di allarme? E quali eventi temiamo di più, quelli naturali o quelli antropici? Dai risultati emersi dal ‘Rapporto sulla cultura dell’innovazione’, che sarà presentato il prossimo 2 dicembre a Roma, al Consiglio Nazionale delle Ricerche, quasi due terzi degli interpellati (64%) ritiene che l’azione dell’uomo determini il prodursi dei rischi più elevati”, La percezione del rischio si associa innanzitutto all’inquinamento, agli incidenti nucleari e alle contaminazioni industriali, all’azione dell’uomo quale artefice del degrado dell’ambiente e del materializzarsi dei rischi. Tanto che in occasione di eventi come eruzioni vulcaniche e alluvioni solo il 5,2% degli intervistati ne considera la natura quale responsabile esclusiva, a fronte del 29,7 per cento che invece non scinde l’azione dell’uomo dalle componenti naturali dei disastri. Ma se è l’azione dell’uomo a essere paventata, anche le innovazioni sono viste con paura, anzichè come una possibilità di miglioramento? Gli italiani in maggioranza (55,2% dei casi) associano al concetto di ‘rischio’ la negatività collegata proprio al timore di un pericolo, mentre il 33,8% mantiene una posizione di neutralità e solo il 14% collega al rischio le idee di opportunità , sviluppo e novità . Invece, in altre culture la valutazione del rischio in senso positivo, come possibile apertura, prevale”, Per tale ragione, sono visti con maggior favore, come poco rischiosi e vantaggiosi per l’umanità , il solare, il risparmio energetico domestico e l’edilizia ecocompatibile, mentre vengono considerati altamente pericolosi l’energia nucleare, i conservanti per i cibi, i fertilizzanti chimici e le sementi geneticamente modificate. suscitare discreta fiducia nei cittadini, però, anche le tecnologie innovative di utilità più comune, quali le telefonia mobile, l’informatica, Internet, i treni ad alta velocità , i trasporti aerei e le nanotecnologie. Un precedente studio aveva evidenziato infine che non genera particolare allarme neanche il tema del sovrappopolamento, anche quando esso venga trattato ampiamente dai media: “Di fronte a un evento ad impatto mediatico elevato come quello, di qualche tempo fa, relativo alla nascita del seimiliardesimo abitante della Terra, la notizia aveva coinvolto solo il 38% degli intervistati, mentre il 54 per cento aveva dichiarato di non averne avuto sufficiente informazione.
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