Molte cose sono grandi, non la politica
L’Abruzzo ha diversi porti, ma non un vero grande porto. Rispettabili quelli commerciali di Vasto e Ortona, insignificanti quelli pescherecci, inesistenti o quasi quelli turistici. In una regione con 140 chilometri di coste (spesso splendide) e un’autostrada lungo l’Adriatico, accanto alla ferrovia, e che potrebbe vivere da signora con il turismo, la pesca e i traffici mercantili, dovrebbero esserci porti, viabilità , piani regolatori mirati, autoporti e così via. Invece, solo oggi a Ortona si apre l’era del grande traffico navale (furgoni Sevel su un cargo delle Grimaldi lungo 200 metri) e tutti tremano: durerà ? Il porto sarà dragato e manutenuto?
Abbiamo cose grandi in Abruzzo: industrie, intelligenze, imprenditorialità (magari dovremmo dire anche grazie, qualche volta, all’abruzzese Marchionne), porti, strade, e persino un aeroporto (con il fiatone e tante ombre all’orizzonte, ma c’è) e potremmo vivere molto meglio di come viviamo. Cose grandi e belle, politica piccola, meschina, cieca e ristretta. Se ricordiamo che il porto canale di Pescara è morto di insabbiamento e quello turistico si sta insabbiando, viene da piangere. La politica ha fatto tanto di quel male, che sarebbe conveniente avere un dittatore o un imperatore al suo posto. Anni, decenni di inettitudine, di ristrettezza mentale, corruzione, bassi profili, teste vuote e tasche riempite. Risultati, una serie balorda di cattedrali nel deserto, opere faraoniche e inutili: pensiamo agli autoporti costati montagne di milioni e tutti chiusi, regalati alle erbacce e alle vipere, al degrado.
L’alba del porto di Ortona, e lo sviluppo recente del porto di Vasto, sono sprazzi di luce. Speriamo che la piccola politica di cui possiamo liberarci , finalmente, rimanga abbagliata e vada a sbattere contro il muro, facendosi poi da parte per sempre. Siamo un po’ allocchi e abbocconi, ma non meritiamo tanta nefandezza.
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