“Sono nata il 21 a primavera” – La scuola Dante Alighieri per la grande poetessa italiana
L’Aquila – (Foto: Alda Merini, e sotto Giuliano Tomassi e Gianfranco Giustizieri) – Il dirigente della scuola Dante Alighieri, prof. Giuliano Tomassi, ha organizzato per il 21 marzo dalle ore 16 nell’auditorium del conservatorio Casella un incontro dibattito sulla poetessa Alda Merini (nel giorno della sua nascita, appunto il 21, inizio della primavera) con Liliana Biondi e Anna Maria Giancarli, Gianfranco Giustizieri e Luciano Bellini. Previsti un intermezzo musicale per voci a pianoforte, un raffronto tra la scrittrice aquilana Laudomia Bonanni e la poetessa, l’esecuzione di un poema sinfonico per soli, pianoforte, voci recitanti, voci bianche e orchestra. Una iniziativa culturale di alto profilo, ispirata dai versi della Merini.
Giustizieri ha scritto per noi l’articolo che segue.
di GIANFRANCO GIUSTIZIERI
«Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.»
Così Alda Merini consegnò il giorno della sua nascita alla poesia e alla letteratura di tutto il mondo.
Nacque il 21 marzo 1931 in via Mangone a Milano e morì nella stessa città il 1 novembre 2009.
A sedici anni cominciò a manifestare i primi segni della malattia che la portarono nel corso degli anni in cliniche psichiatriche e in manicomio. Intanto, giovanissima, rivelò il suo grande talento poetico che richiamò l’attenzione di Giacinto Spagnoletti, Giorgio Manganelli, Maria Corti, Davide Turoldo, Salvatore Quasimodo,Vanni Schewiller, per citarne alcuni.
A diciotto anni sposò Ettore Carniti, morto per tumore nel 1981, e successivamente il medico-poeta Michele Pierri. Tornata a Milano, dopo un’altra tragica esperienza manicomiale nell’ospedale psichiatrico di Taranto, dal 1987 iniziò per lei un periodo fecondo di scrittura e di tranquillità circondata dall’affetto delle quattro figlie Emanuela, Flavia, Simona e Barbara, concepite dal primo matrimonio.
Sono oltre 160 le opere pubblicate che raccolgono centinaia di poesie, scritti in prosa, aforismi, oltre ad album musicali registrati insieme ad interpreti significativi della musica italiana (Milva, Vecchioni, Nuti, …), interpretazioni teatrali ed altro ancora. Particolarmente importante fu il sodalizio artistico con il cantautore toscano Giovanni Nuti che riuscì a “vestire” attraverso una intensa e appassionata interpretazione le liriche della poetessa milanese.
Alda Merini, in virtù della sua produzione artistica e della vita tormentata, della vicinanza ai più diseredati (la sua casa sul Naviglio era il punto di riferimento dei clochard milanesi) e dei “motivi” lirici sempre presenti nella sua opera (la simbiosi tra l’erotico e il mistico, l’epifanie liriche nelle tenebre, la valenza stilistica, …), delle anafore fulminanti, è considerata dalla critica il simbolo della donna libera da ogni conformismo e tra le maggiori poetesse italiane del Novecento.
Ultima annotazione. La poesia, per Alda Merini, costituì lo sforzo di risalita da quella tragica realtà in cui spese gran parte della sua vita. Fu l’identità salvifica della poesia a suggerirle la frase introduttiva alla raccolta «Fogli bianchi» quando afferma “Il cielo della poesia non si arresta, anche se la persona fisica rimane assente, dimenticata in altri luoghi”
Maria Corti sottolinea nell’introduzione alla silloge «Vuoto d’amore» che la stessa tragica realtà manicomiale irrompe nel ricordo della Merini e si trasforma in una visione poetica in cui è lei, la sua penna, a vincere sulle drammatiche esperienze vissute dalle quali, nel luogo del dolore, era stata vinta. In quei luoghi dove “Viene il mattino azzurro/nel nostro padiglione:/sulle panche di sole e di crudissimo legno/siedono gli ammalati,/non hanno nulla da dire,/odorano anch’essi di legno,/non hanno ossa né vita,/stan lì con le mani/inchiodate nel grembo/a guardare fissi la terra” (La Terra Santa), la poesia risalirà nel percorso della memoria “[…] se mi domandassero da dove traggono origine i miei versi io rispondo basta l’immersione nell’anima e vedo l’universo” (da una delle ultime interviste rilasciate).
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