Che succede se si dimettono in 21?
Pescara – NESSUNO SEMBRA SAPERLO E COSI’ CI SI RIVOLGE AL PREFETTO – IL COMUNE NAUFRAGA IN UN MARE DI DEBITI – Dopo una riunione dei capigruppo questa mattina in Comune, nessuno pare sapere (o non si assume la responsabilità di agire di conseguenza) cosa accadrà se il sindaco sarà disarcionato a colpi di dimissioni. E così si e’ deciso di chiedere un parere al prefetto Vincenzo D’Antuono: quale sarà la data del voto in caso di dimissioni di 21 consiglieri? Il 25 maggio oppure addirittura il 2015 con un lungo commissariamento?
Dunque, per il momento non accadfrà nulla. I consiglieri che hanno gia’ depositato la propria firma dinanzi al notaio Massimo D’Ambrosio, ma anche altri, chiedono di sapere se si votera’ o meno il 25 maggio in caso di scioglimento del consiglio. Nell’incontro di oggi si e’ preso atto che “politicamente la maggioranza non c’e’ piu’”, sia che si raggiungano le 21 firme sia che cio’ non avvenga. Al momento le firme sono venti e c’e’ tempo fino a domani per apporre la ventunesima.
Ma che senso ha tenere in piedi una giunta e un sindaco che non hanno più maggioranza? In molti se lo chiedono, dunque la risposta del prefetto dovrà essere quella decisiva per le successive decisioni.
“Il comune di Pescara e’ in una situazione di predissesto per cui c’e’ l’urgenza di mandare tutti a casa”. Cosi’ i consiglieri comunali di centrosinistra che hanno gia’ firmato le dimissioni dinanzi al notaio parlano della necessita’ di chiudere la consiliatura apponendo anche la ventunesima firma. A parlare per tutti e’ stato Camillo D’Angelo del Pd che ha illustrato i termini della situazione finanziaria del Comune, partendo da una relazione della Corte dei Conti. Le sofferenze dell’ente ammontano a 56 milioni di euro e, anche se dovessero entrare le somme per reintegrare le risorse gia’ utilizzate, si arriverebbe comunque ad una sofferenza strutturale di 34 milioni di euro “che il sindaco dovrebbe spiegare come intende coprire”.
A fine mattinata, di certo c’è solo il numero delle firme dal notaio: venti. C’è chi smentisce di aver firmato, anche la firma qualcuno l’ha vista. Insomma, Mascia resta come nei giorni scorsi appeso ad una firma. A molti cittadini questa grottesca vicenda di firme (una, due, venti…) pare assurda sullo scenario di una città che affonda nei debiti, rischia il dissesto, e per di più si ritrova tra le mani nuovamente il problema dei fondali del porto canale: sono tornati alti e si sono sprecati milioni per dragaggi inutili.
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