Ecco i danni delle centrali a biomasse
L’Aquila – Ecco il documento che sarà inviato al Presidente del TAR di L’Aquila, alla Procura della Repubblica, al Ministero dell’Ambiente, al Ministero della Salute, alla Corte Europea contro l’Inquinamento di Strasburgo, alla Corte Europea dei Diritti dell’ Uomo, al quotidiano il Centro, al quotidiano La Repubblica, alla trasmissione LE IENE, al Ministero delle Foreste, all’ Ente dei Parchi, all’Autorità di Bacino della Regione Abruzzo, al Sindaco.
“La Regione Abruzzo ha deliberato la costruzione di quattordici centrali a biomasse: una centrale a biomasse costa trenta milioni di euro: 30 per 14 = 420 milioni di euro. C’è da mangiare bene!
A parte l’impossibilità di reperire il legame (pioppi), si sa che una tal centrale ha un basso rendimento energetico: 26 % contro il 42 % del carbone ed il 56 % del metano, che non inquina. Una centrale di biomasse di 4900 kw assorbe la produzione di legname di oltre 4000 ettari di terreno annui (14 x 4000 =56000 ettari l’anno), il legame viene trasportato da 2500 camion (inquinamento e maggior rischio di incidente stradali) di 10 tonnellate, il consumo del legname è di circa 30000 tonnellate annue; inoltre le ceneri prodotte (2% della combustione), circa 600-700 tonnellate (60-70 camion), devono per il decreto Ronchi essere trasportate in discarica.
La distruzione dei boschi non può essere compensata dalla piantagione di pioppi, salici a rapida crescita (ci vogliono 3-4 anni) perché pochi terreni sono adatti da noi, non avendo grossi corsi di acqua ed anche il clima fa la sua parte. Cosa lasciamo ai nostri figli e nipoti? Un deserto inquinato! L’alimentazione della centrale deve avvenire con materiale reperito in loco (a non più di 50 km di distanza come è previsto dalla legge e non ci sono attualmente modifiche).
L’Italia è proprio un paese gretto, ignorante: recuperiamo la carta, ma tagliamo gli alberi, che assorbono l’ anidride carbonica prodotta dalle industrie, dalle macchine, ecc….!
Nella nostra città stiamo combattendo e combatteremo per i prossimi 10 anni con le polveri ,con i campi elettromagnetici prodotti dal terremoto e ci vengono ad imporre una centrale che produce polveri sottili ed ultrasottili, diossina, anidride carbonica, nichel, monossido di carbonio, idrocarburi policiclici, acido cloridrico, anidride solforosa ( in caso di combustione di rifiuti) che puzza di uovo marcio (passare a Cotilia): tutte queste emissioni sfuggono ai migliori filtri in commercio.
Encomiabile, giusta, intelligente la decisione del Tar Piemonte (caso simile al nostro): ” l’interesse all’uso di energia rinnovabile non può oltrepassare la tutela della salute dei cittadini”. Bravi giudici!
Esistono altre fonti di energia rinnovabile, non inquinanti e sempre pronte: vento, sole, acqua: eolico, geotermico, fotovoltaico, a bassi costi. Basta attraversare l’autostrada L’Aquila- Teramo per notare enormi distese di fotovoltaico: optiamo per impiantare un fotovoltaico sul terreno della centrale.
Bisogna dare il giusto peso alla salute umana e del pianeta Terra e quindi non si può privilegiare un molto discutibile contenimento delle emissioni di gas-serra ed un sicuro, notevole guadagno per l’impresa (circa 5-cinque milioni di euro lordi annui), se questa scelta aumenta i rischi sanitari della popolazione.
Infatti la direttiva 96/62/CEE all’ art.1 afferma: “l’obiettivo di una centrale deve essere quello di mantenere la qualità dell’ aria ambiente laddove è buona e migliorarla negli altri casi”.
Il Protocollo di KYOTO, firmato anche dal governo italiano e valido fino al 2020, che bisogna rispettare, afferma: ”si definisce ENERGIA RINNOVABILE o PULITA, una energia prodotta con le seguenti caratteristiche:
1) Utilizzo di fonti rinnovabili, ovvero fonti che rinnovandosi naturalmente, non si esauriscano nel tempo: il legname si esaurisce, ma il vento, il sole, le acque: NO!
2) Bilancio inquinamento ambientale negativo-nullo: ovvero la produzione di energia non aumenta la percentuale di inquinanti presenti nel territorio sia nel terreno sia nelle acqua sia nell’ atmosfera.
SIGNIFICA: la combustione a biomasse diventa produzione energetica rinnovabile pura, solo se associata a TELERISCALDAMENTO: cioè, secondo le direttive mondiali, se, a fronte dell’inquinamento della nuova centrale si spengono un numero sufficiente di caldaie private, a metano, come è da noi, circa 3000-tremila,grazie al teleriscaldamento, il bilancio di INQUINANTI è negativo, cioè l’inquinamento è minore.
Il teleriscaldamento, già dimostratosi insufficiente da noi, non ha motivo di esistere perché tutte le zone abitate di L’Aquila e dintorni sono METANIZZATE. A chi la diamo l’acqua calda?
La centrale a biomasse, approvata dalle amministrazioni pubbliche, con l’appoggio della confindustria, della cisl e della cgil, per avere forse 90 posti di lavoro inquinante e con alti rischi per la salute degli stessi operai, dovrebbe nascere a Bazzano, che dopo il terremoto, è una zona densamente popolata con abitazioni del progetto C.A.S.E., con il trasferimento di molteplici attività commerciali e non (bar, ristoranti, macellerie, fiorai, pizzerie, supermercati, alberghi, uffici, università, tribunale, banche, negozi, centrale del latte, campi ricreativi per bambini, giovani e adulti) dovrebbe produrre 4900 kw: 1900 kw per l’energia elettrica, il resto, circa 3000, per il teleriscaldamento, che, come ripeto, da noi non può essere effettuato (tutti i paesi e la città sono metanizzate).
Perché la centrale possa aver vita deve rispettare diverse norme:
1) A norma della Legge DL 334/99-DIRETTIVA SEVESO III, modificata dalla 238/2005 art. 1 comma 3 che prevede: “ non può essere rilasciata la concessione edilizia in mancanza di nulla-osta di fattibilità “
2) La SEVESO II all’art. 14 afferma: mantenimento di opportune distanze tra stabilimento e zone residenziali: sembrerebbe che la centrale sia a qualche metro di distanza dalla costruzione dove esiste una macelleria suina, un bar, giochi per bambini, ecc….
3) L’art.15 SEVESO II DL 22/1/2004 n. 42 afferma: la Regione deve fornire al Ministero dell’Ambiente tutte le informazioni necessarie di cui all’art.15 comma 3 lettera c) e c-bis) con il nome, cognome, ragione sociale del gestore dello stabilimento, nonché le attività dello stabilimento medesimo; il Ministero deve comunicare i dati alla COMMISSIONE EUROPEA.
L’art.20 comma 3 della SEVESO II prevede ed obbliga: “ il piano deve essere esaminato previa consultazione della POPOLAZIONE “.
L’art.21 comma 5-bis afferma: “ le istruttorie comprendono sopralluoghi tesi a garantire le informazioni nel rapporto di sicurezza e veridicità delle stesse “.
L’art. 22 comma 4 dice: “ il Comune porta tempestivamente a conoscenza della popolazione tutte le informazioni fornite dal gestore “
L’art.23 : consultazione della POPOLAZIONE
Il DL 17 agosto 1999 n. 334 afferma: “ necessaria la partecipazione della POPOLAZIONE al processo decisionale”
Si pensa che nulla, di quanto sopra detto sia stato rispettato. La decisione di costruire la centrale è stata presa 27 mesi dopo il terremoto: non c’erano cose più importanti da fare?????
Questa storia la dice lunga: non è che fra 10 anni andranno sotto processo personaggi “onesti”, “insospettabili” per truffa, corruzione o altro?
Non è stato rispettato nulla per diversi motivi:
1) Mancata consultazione della POPOLAZIONE
2) Costruzione della centrale su terreni contaminati e mai decontaminati della vecchia RAVIT
3) La zona dove dovrebbe sorgere la centrale è definita “ALLUVIONALE”. Secondo l’Autorità di Bacino della Regione Abruzzo, sito in L’Aquila, istituita con Legge Regionale del 18 maggio 1989 n. 183, non si può assolutamente scavare il terreno, anzi per poter costruire bisogna elevarsi di circa 2 metri dal livello del terreno medesimo. Il progetto della centrale precede uno scavo di 5-cinque metri sotto terra per lo stoccaggio ed essiccamento del materiale da bruciare con rischi enormi sia per la staticità della costruzione sia per chi andrebbe a lavorarci.
Per l’inquinamento prodotto dalla centrale non avremo più grano, orzo, farro, patate, verdure, frutta, pecore, capre, vacche, conigli, tacchini, galline, uova, pane, ecc…
A questo punto è necessario un ricordo della “nube di SEVESO” del luglio 1976. Le emissioni di sostanze tossiche e cancerogene (diossina, cloro, acido cloridrico, idrocarburi, ecc…) determinarono una malattia chiamata clorosi ed un’ aumento di cisti sebacee. I vegetali investiti dalla nube tossica si disseccarono e morirono a causa delle sostanze emesse e migliaia di animali furono abbattuti. La POPOLAZIONE fu avvertita 8-otto giorni dopo la fuoriuscita della nube. Le abitazioni più vicine furono abbattute e gli abitanti furono trasferiti in alberghi ed il terreno decontaminato. Nel 2008, secondo numerosi studi scientifici ci furono ancora alterazioni neonatali, alterazioni tiroidee, deficit fisici ed intellettuali durante lo sviluppo dei bambini, alterazioni nello sviluppo dell’apparato riproduttivo dell’uomo: erano passati 33-trentatrè anni.
NON VOGLIAMO CHE NOI,I NOSTRI FIGLI, I NOSTRI NIPOTI ABBIANO A PATIRE QUELLO CHE HANNO SOFFERTO E SOFFRONO GLI ABITANTI DI SEVESO E DINTORNI, PER ARRICCHIRE CHI SA CHI.
Come abbiamo già detto alcuni enti e sindacati insistono a voler costruire la centrale che ha un guadagno di 5-cinque milioni di euro, forse per dividersi la torta!
La presenza della centrale creerebbe inquinamento in tutta la zona di Monticchio, Bazzano, Paganica, L’Aquila, ma i fumi, le polveri sottili ed ultrasottili, gli inquinanti chimici, la eventuale nube tossica, come fu quella della RAVIT, si dirigerebbero verso Bazzano, Bagno, Pile, Pile Alto, quartiere S. Antonio, Coppito, Pettino, Cansatessa, ecc…in quanto il vento soffia lungo il varco che l’Aterno si è creato con milioni di anni, cioè da Est (Bussi, Navelli, Barisciano, Paganica, Bazzano, ecc…) verso Ovest (Pile, Coppito, ecc…).
Se noi aquilani fossimo coraggiosi, come lo furono nel medioevo e anche nel 1971 (lotta per il capoluogo) non dovremmo mai più entrare in supermercati agroalimentari gestiti da persone del Nord Italia che; come si dice, pare stiano dietro la società Futuris della centrale.
Alla magistratura ed altri enti preposti si chiede solo di valutare con attenzione e con scrupolo senza prese di posizioni politiche tutta la situazione.
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