Un sindaco “appeso” ad una firma
La vicenda dell’operazione anti-Mascia a Pescara, per ora sospesa, è la fotografia un po’ sconcertante di una Italia politica piena di contraddizioni, cavilli, trappole, e alla fine anche di strapoteri politici che lasciano perplessi. E’ davvero così che deve funzionare una democrazia? A molti cittadini, alla gente comune che deve pensare prima di tutto ad arrivare a fine mese tentando di mangiare almeno due volte al giorno (e spesso non riuscendoci), la vicenda per ora conclusasi al Comune di Pescara appare lunare, indecifrabile.
Mascia è in serpa al Comune “appeso” ad una firma, quella che Maurizio Acerbo non ha apposto. Venti firme ci sono, una manca, e oggi Acerbo spiega in un’intervista al nostro giornale qual è il suo atteggiamento. Chiarisce le sue motivazioni. Se volesse, potrebbe firmare anche lui e il sindaco andrebbe a casa.
Sicuramente Acerbo ha le sue ragioni, sicuramente Mascia non ha tutti i torti del mondo, perchè la ragione non è mai tutta da una sola parte. Ma che in una comunità democratica, in un meccanismo democratico, tutto dipenda da una firma, risulta poco convincente. E’ il metodo che non va, non l’atteggiamento delle persone, che nel metodo si muovono legalmente e fanno ciò che è loro diritto fare. Ma, se è così, cosa contano i cittadini? Magari c’è qualcosa da rivedere nelle regole. O molto da rivedere.
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