Bertolaso, servono indagini più lunghe?
L’Aquila – Potrebbe non essere sufficiente all’avvocato dello Stato Romolo Como il termine del 20 marzo, stabilito inizialmente, per decidere nella cosiddetta inchiesta “Grandi rischi 2″ a carico dell’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Il magistrato sta valutando la posizione di quest’ultimo, come chiedono le parti civili, ed ha sentito diversi testimoni, tra i quali n elle ultime ore alcuni giornalisti aquilani. Se il tempo a disposizione non basta, prevede la procedura, il magistrato può chiedere una proroga delle indagini, necessarie per chiarire le vicende in esame e approfondire alcuni aspetti. Secondo quanto si dice, Como potrebbe quindi aver bisogno di ulteriori elementi e andare avanti.
Ad avocare a sé l’inchiesta è stato il procuratore generale, che l’ha sottratta ai pm, secondo i quali il caso Bertolaso doveva essere archiviato. Non può essere coinvolto nell’inchiesta, non rassicurò. Ma c’è la ferma opposizione dei legali delle parti civili, che ha ottenuto attenzione presso la procura generale, e la posizione di Bertolaso viene più meticolosamente valutata. A giudizio per le rassicurazioni alla popolazione prima del forte sisma, oppure proscioglimento? Un processo come quello che subì la Commissione grandi rischi (condannata), oppure no?
In sostanza, si sostiene che Bertolaso va coinvolto, perché volle la riunione della Commissione grandi rischi per un’operazione mediatica, per far sì che dal consesso arrivassero delle parole di rassicurazione alla popolazione. Così avvenne, secondo le parti civili. E poco dopo arrivò il terremoto.
Alla gente aquilana nessuno disse che la situazione era, sì, imprevedibile sotto il profilo sismico, ma sicuramente allarmante per l’intensificarsi delle scosse (che duravano da mesi e mesi). Nella storia, spesso tante scosse premonitrici hanno preceduto quelle distruttrici, dal 1315 al 2009. Nessuno disse, insomma: “State attenti, col terremoto non si scherza e non si usano palle di vetro. Ma se arrivano scosse frequenti e forti, uscite di casa”. Si puntava a sedare ansie e paure? Molti di coloro che restarono a casa sono, oggi, nomi su tombe. Ben 309.
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