“Temo di vivere un secondo caso Tortora”


(di GIULIO PETRILLI) – SOLITUDINE ANCHE FUORI DAL CARCERE – “Quello che si sa è che una volta gettati in galera non si è più cittadini ma pietre, pietre senza suono, senza voce, che a poco a poco si ricoprono di muschio… ma certo qualcosa di irreparabile è accaduto dentro di me non so se più a livello psicologico o fisico, o a tutte e due”.
Frasi di una lettera di Enzo Tortora alla figlia Silvia, che dopo la morte del padre continuerà la sua battaglia nel chiedere il risarcimento per ingiusta detenzione alla Corte Europea di Strasburgo, cosa richiesta dallo stesso quantificando in cento miliardi di lire i danni subiti, ma Tortora non avrà mai risposta, né in Italia , né in Europa.
La figlia come erede, può rinnovare la domanda e lo farà per portare avanti una battaglia giusta, vera, reale, ma la abbandonano tutti e denuncia questo in una bellissima lettera, non facendo sconti a nessuno, perfino ai radicali, di averla lasciata completamente, completamente sola in questa lotta.
Rimane sola, tutti si dimenticano di Enzo Tortora in questa occasione e lo stesso non verrà mai risarcito e anche la domanda della figlia verrà insabbiata nel più completo silenzio e nella sua più completa solitudine.
Il risarcimento era un atto dovuto ma nessuno, nessuno spende una parola.
Io, naturalmente in piccolo, sto vivendo le stesse sensazioni di Silvia Tortora, ho fatto ricorso alla Corte Europea per ottenere un risarcimento dovuto e negatomi in Italia, nonostante un’assoluzione completa per partecipazione alla banda armata (Prima Linea) dopo sei anni di carcere e anch’io mi sento completamente solo in questa battaglia.
Eppure è una battaglia per un sacrosanto diritto : quello di non essere privato ingiustamente della libertà personale e se ciò accade avere un adeguato risarcimento, ma tutto tace, solo i pochissimi amici più stretti, di sempre, le persone più care, ti appoggiano, poi solo silenzio.
Silenzio come le pietre coperte di muschio.
Dopo aver letto ciò che è accaduto ad Enzo Tortora su questa vicenda, anche in relazione al ricorso alla Corte Europea e al silenzio di tutti, in particolare dalle forze politiche e istituzionali, credo che le mie istanze faranno la stessa fine.
Combatti, combatti da solo; ci metti tutte le tue energie, ma è impossibile vedersi riconoscere un sacrosanto diritto, perdi sempre.
Enzo Tortora non è morto solo per il carcere, ma anche per queste grandi delusioni, quando a un certo punto si è reso conto che era una pietra coperta di muschio anche fuori.


11 Marzo 2014

Categoria : Cronaca
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati

    Nessun articolo correlato.