Trappole per cinghiali, via al massacro


Ofena – UN RIMEDIO PEGGIORE DEL MALE, CINGHIALI PERSINO PRESSO IL SAN SALVATORE – Scrive Dino Rossi del Cospa al prefetto, alle autorità sanitarie, alle forze dell’ordine, alla regione: “Nulla è cambiato per quanto riguarda il problema cinghiali nelle nostre campagne, nonostante gli impegni e le parole sprecate, nei confronti della regione, ente competente al mantenimento e al controllo della selvaggina insieme alle province. Sono passati svariati mesi, ma l’ente preposto, cioè la regione e le province, non hanno ancora mosso un dito per la risoluzione del problema, tanto che i cinghiali sono diventati così numerosi da arrivare ad invadere anche il parcheggio dell’ospedale dell’Aquila.
Tra poco i campi coltivati inizieranno a dare i primi raccolti e ci ritroveremo al punto di partenza. Nel contempo il Parco Gran Sasso monti della Laga, ha delegato alcuni imprenditori agricoli della a zona al posizionamento delle trappole per la cattura dei cinghiali, all’interno delle aree protette, in merito ad un piano gestionale della specie, in riferimento ad un regolamento mai approvato dal ministero dell’ambiente. Le trappole in questione, sono illegali sia per la costruzione, sia per la detenzione e l’utilizzo, in riferimento alla Legge 157/92 art. 21, come riportato nella Sua missiva indirizzata anche all’ente Parco, che per risolvere il problema dovuto alla loro latitanza e l’ostruzionismo all’uso delle armi nelle aree protette, come prevede la Legge, per il controllo della selvaggina.
L’ente Parco Gran Sasso Monti della Laga, che avrebbe la competenza di tutela della fauna, ma delega gli agricoltori disperati, ad utilizzare metodi illegali per risolvere un problema che in realtà dovrebbero risolvere altri. (Un paradosso se si pensa che un agricoltore prima di tagliare un albero sul suo terreno ricadente nella zona Parco, deve avere il nullaosta da parte del ministero dell’ambiente). Due pesi e due misure! Da giovedì prossimo dovrebbe partire la mattanza di questi animali, visto che le trappole sono già state posizionate da alcuni agricoltori delegati dall’ente. Un intervento, che oltre ad essere illegale, è peggio del bracconaggio, in quanto, in questo periodo le scrofe sono gravide ed alcune con i piccoli: immaginate cosa accade dentro una trappola una volta avvenuta la cattura!
I piccoli vengono massacrati, per non parlare della fine orrenda dei feti in grembo alle loro madri. Violando la Legge 20 luglio 2004, n.189, in quanto si cagiona involontariamente violenze agli animali. Una mattanza illegale, legalizzata dall’ente parco, con l’aiuto degli ignari agricoltori, che potrebbero ritrovarsi denunciati penalmente, da un qualsiasi cittadino, in quanto la selvaggina è proprietà dello stato, non del Parco. Inoltre le trappole sono prive di bollino CE, non rispecchiano le normative sulla sicurezza del lavoro, oggi nel mirino delle istituzioni per i gravi incidenti che accadono nel mondo del lavoro e soprattutto nel campo agricolo.
Gli animali selvatici non sono come quelli domestici mucche cavalli ecc, ma sono nettamente pericolosi, basta un attimo di distrazione per ritrovarsi con un braccio o una gamba in meno. Gli operatori sono sprovvisti di patentino di abilitazione alla gestione di animali selvatici, i mattatoi che vengono usati per la macellazione non sono abilitati all’abbattimento di animali selvatici, ma avrebbero una atomizzazione in via emergenziale, che di fatto non è. Visto che gli animali vengono macellati quotidianamente, ogni volta che vengono catturati. Noi allevatori, vogliamo la riduzione degli animali dagli organi preposti come previsto dalla legge e non una distruzione della specie. Non si capisce come mai sono stati spesi milioni di euro per abilitare i selecontrolllori per il contenimento degli ungulati, per poi attivare un metodo illegale. Questa è la politica abruzzese!!”.


10 Marzo 2014

Categoria : Cronaca
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