Il male e il ritorno
E’ una cosa insensata ed instancabile il male, che uccide tre donne nel giorno che alle donne è dedicato ed assassina a coltellate tre ragazze albanesi nella domenica in cui si ricorda Santa Francesca Romana, madre di tre bambini deceduti giovanissimi, fondatrice della Congregazione delle Oblate benedettina, che era sempre accompagnata da un Angelo a cui chi crede rivolge preghiere affinchè i giovani possano entrare nella congrega degli Angeli, nelle schiere del bene che guidagno gli uomini verso le azioni migliori.
Vicino a noi, continuana in Ucraina, il braccio di ferro fra Mosca ed il resto del mondo, con manifestazioni pro e contro il Cremlino nella strategica Crimea ed il ricordo che corre al 2003, alla mattanza cecena, con le disastrose conseguenze della rinuncia a ogni trattativa politica che lasciò l’affare nelle mani dei militari che ne fecero uno “sporco affare”, pieno di ogni male.
Dopo tre mesi, in Siria, sono state liberte le 13 suore tenute in ostaggio, assieme a tre altre persone al loro servizio, nella città di Yabrud, roccafforte dei ribelli, assediata dalla’esercito siriano, trasferite, pare, già ad inizio di settimana, nella città libanese di Arsdal ed ora in viaggio verso Damasco.
Stamani, poi, il governo del Vietman ha annunciato di avere trovato frammenti che potrebbero appartenere all’aereo di linea della Malaysia Airlines scomporsa due giorni fa, affermando che iframmenti che potrebbero appartenere al Boeing 777 sono stati localizzati da un aereo vietnamita di ricognizione a circa 80 chilometri a sud dell’isola vietnamita di Thgo Chu; mentre fra gli inquirenti si fa sempre più strada lìipotesi che l’aereo si sia disintegrato in volo e che alla base vi sia un attentato, sia per la totale assenza di segnali di allarme, sia per la strana circostanza, che ha visto protagonista involontatio anche un giovane italiano, di due passeggeri che si erano imbarcati con documenti falsi, rubati mesi fa in Thailandia.
Secondo quanto fin’iora ricostruito dalle autorità malesiane, a bordo dell’aereo si trovavano certamente due passeggeri e probabilmente altri due che viaggiavano con false identità.
Nell’elenco era registrato anche l’italiano Luigi Maraldi che ha poi chiamato la famiglia dalla Thailandia e ha spiegato di non essere salito sul Boeing aggiungendo che probabilmente qualcuno ha usato il suo passaporto rubato il 22 luglio scorso a Phuket. Furto del passaporto anche per un cittadino austriaco a cui il documento era stato sottratto due anni fa, sempre in Thailandia.
L’intelligence Usa ha aperto un’inchiesta per accertare se ci siano possibili legami terroristici anche perché gli esperti di sicurezza aerea sottolineano come sia insolito che i piloti non siano riusciti neanche a lanciare l’allarme o segnalare problemi a bordo. Le piste per loro restano due: un problema strutturale (decompressione esplosiva o spegnimento – improbabile – di entrambi i motori) al jet (considerato molto sicuro) o l’esplosione di un ordigno.
Alla domanda se si tema sia stato commesso un attacco terroristico, il premier malese Najib Razak ha risposto che le autorità stanno “vagliando tutte le ipotesi, ma è troppo presto per fare affermazioni conclusive” D’altra parte, la circostanza dei passaporti falsi non significa necessariamente che si tratti di terrorismo: infatti il mercato dei documenti d’identità rubati nel Sud-est asiatico è florido, e spesso viene utilizzato da aspiranti immigrati di nazionalità che fanno fatica a ottenere i visti.
Enrico Manicardi, 48 anni, avvocato, appartenente al movimento libertario, amico del filosofo John Zerzan, nei suoi due libri (“Liberi dalla civiltà” e “L’ultima era”), non solo auspica un ritorno al “Primitivismo”, ma con esso un argine al male che ormai domina l’intero piasneta, in ogni suo aspetto.
Ci dice o studioso che, dai tempi dell’avvento dell’agricoltura “usare”, “sfruttare”, “esaurire” rappresentano le sintesi concettuali che meglio descrivono il nostro modo di rapportarci agli altri e a noi stessi; oggi siamo arrivati a fine corsa. Non solo perché è rimasto assai poco da sfruttare, ma soprattutto perché questa mentalità ci sta traghettando verso l’autodistruzione ed il male. Il riscaldamento globale sta uccidendo la biosfera, le foreste pluviali vengono abbattute, i mari si stanno acidificando, l’aria è resa irrespirabile da ciminiere, inceneritori, nano-polveri, scie chimiche; aumentano le specie in via di estinzione; si fanno guerre ovunque. Allo stesso tempo la vita umana è sempre più passiva, litigiosa e artificiale, votata alla sopraffazione, alla affermazione ed al male.
Quindi per lui, non il recupero una cultura contadina come diceva Pasolini, ma addirittura pre-contadina, nomadfe e “primitiva”, senza dominio, senza governi, senza sfruttamento, senza sovrastrutture ideologiche e culturali, potrà ricondurci come è stato per 10.000 anni verso vite libere, sane, serene, egualitarie, una vita che Kevin Duffy, antropologo americano che ha vissuto per anni coi Pigmei Mbuti, riassunto così: “un’esistenza in cui la terra, la casa e il cibo sono gratuiti, in cui non esistono dirigenti, capi, politica, crimine organizzato, tasse o leggi, con il vantaggio di far parte di una società in cui tutto è condiviso, in cui non esistono né poveri né ricchi, in cui felicità non significa accumulo di beni materiali”.
Utopia? Forse, ma vale la pena soffermarsi su di essa in considerazione del male e della infelicitàà che invece la storia della’uomo ha costruito, infaticabilmente, giorno dopo giorno, dalla’avvento della cosidetta civiltà, che ha stravolto il paradigma e trasformato la Natura, da madre a qualcosa da manipolare, da sfruttare, da mettere a profitto, accendendo il motore della reificazione (e cioè della trasformazione del vivente in cosa), con la macchina civilizzata che si è messa in moto e si è diretta verso una sempre maggiore reificazione di tutto e di tutti: dopo le terre sono stati reificati gli animali (nascita dell’allevamento), poi le donne (nascita della società patriarcale), poi i maschi (nascita della schiavitù, della servitù della gleba, del lavoro salariato); sicché oggi, in questa ossessiva riduzione dei viventi in cose, noi uomini ci concepiamo come oggetti, ci trattiamo come oggetti, ci classifichiamo scientificamente così e come tanti oggetti ci sfruttiamo gli uni con gli altri, giunghendo a ridurre anche la vita da sacra ad oggetto che, pertanto, è possibile distruggere se e quando ci aggrada.
Tutto questo è tanto è vero che quel termine agghiacciante col quale definiamo la Natura, e cioè “risorsa” (che vuol dire appunto “capitale”, “cosa da sfruttare”), lo utilizziamo anche per definire noi stessi: i lavoratori sono diventati “risorse umane”, i migranti sono definiti “risorse economiche” e persino i bambini sono diventati “risorse del futuro”.
Il male che si diffunde e prolifera si annida e si nutre della insensibilità che stiamo crescendo, dell dilagante menefreghismo e del cinismo che questo universo competitivo e conformante impone a tutti; una insensibilità che si può misurare anche nelle piccole cose: nell’incapacità crescente d’immedesimarci negli altri, nella freddezza con la quale conduciamo tutti i nostri rapporti e, soprattutto, nel rifiuto di riconoscere questa nostra emergente incapacità di comprensione.
Quando Paul Goodman parlava dei mali della nostro modo di vedere le cose ne citava uno che definiva “il male del non c’è più niente da fare” e lo considerava superiore a tutti gli altri.
Credo avesse ragione e credo anche che ci ammonnise di smettere di guardare avanti, di correre in avanti, di credere a quel mito del futuro migliore che ci ha incatenato a un presente degradato e autodistruttivo, domintato dal male, per incominciare, invece a tornare indietro, a guardare alle cose più belle e migliori del nostro passato, non solo per conservarle, ma per farne tesore e capire fino a che punto cambiarle per ottenere un migliore equilibrio ed una vita più serena e più vera.
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