Francesco e la Ienca, un silenzio che stupisce
L’Aquila – Il presidente dell’Associazione culturale S.Pietro della Ienca, Pasquale Corriere, scrisse al papa il 16 settembre 2013 una lettera: “Santità, umilmente, Le invio il presente invito a visitare il Borgo di San Pietro della Ienca e il primo Santuario di Giovanni Paolo II situati nel territorio comunale della Città dell’Aquila, all’interno del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga
L’antico villaggio medievale di San Pietro della Ienca fu uno dei 99 castelli che contribuirono alla fondazione della Città dell’Aquila. La piccola Chiesa medievale del Borgo dedicata al Principe degli Apostoli, su proposta dell’Associazione che presiedo, è stata eretta a Santuario il 18 maggio 2011 nell’Anno della Beatificazione di Karol Wojtyla ed è meta di pellegrinaggi di fedeli di ogni nazionalità provenienti da ogni parte del mondo. Il Santuario di San Pietro della Ienca è il primo Santuario in Europa e tra i primissimi nel mondo dedicati a Giovanni Paolo II.
Mi permetto di donarLe alcune pubblicazioni curate da questa Associazione, in particolare Le segnalo il libro “Louis Carrozzi. La mia grande avventura”, che narra la storia di un emigrato di Camarda (L’Aquila) che ha percorso un viaggio a piedi di oltre 8000 chilometri compiuto tra il 1930 e il 1932, dal cuore delle Pampas dell’Argentina fino ai grattacieli di New York.
Santità, tutta la nostra Associazione La aspetta per farLe conoscere le meraviglie dei luoghi che hanno accolto il Beato Giovanni Paolo II e custodiranno sempre il Suo caro ricordo”.
A questa lettera non è mai stata fornita risposta. Il pontefice che ama la gente, che parla con tutti, che telefona ai suoi amici in Argentina e a tante persone, non ha ricevuto la lettera o qualcuno lo ha consigliato di tenerla nel cassetto? E’ trascorso molto tempo e si avvicina il giorno della canonizzazione del papa che amava San Pietro della Ienca e vi si tratteneva. Tutti sperano che papa Francesco si faccia sentire, almeno con una telefonata. Il suo potrebbe essere semplicemente un no, oppure un sì, o anche un “vedremo”. E’ il silenzio che stupisce.
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