Solo rispetto, senza interruzioni


L’Aquila – Riceviamo da Patrizia Passi – Arcigay Consoli dell’Aquila: “Ed eccoci all’8 marzo. Una di quelle feste che nessuno aspetta. In fondo cosa accade? Fiorai ed alberi di mimose vengono assaltati da ignoranti avventori a cui per qualche ora viene lo scrupolo di dover fare qualcosa per le proprie donne, o darne almeno l’apparenza. Purché bastino le mimose.
Non appena il ramoscello puzza, la solita vita. Per molte donne torna l’indifferenza, per altre la violenza, che dà voce all’incomunicabilità. È triste, ma sono tanti gli uomini che, inetti al dialogo ed impotenti al cospetto della propria mediocrità, si impongono con gli unici miseri mezzi di cui sanno disporre. E allora muscoli più potenti diventano il tramite del dolore di coloro che subiscono l’incudine di essere le donne “di”. Roba di proprietà. Da usare e abusare. Perché purtroppo gli uomini, questo tipo di uomini, non hanno la benché minima idea di quanto possa essere difficile sopravvivere, quando si viene quotidianamente screditate, massacrate di botte, violentate.
E bisogna combattere anche perché si venga prese sul serio, se si racconta di essere state stuprate. Ancora oggi esistono centinaia di Artemisia Gentileschi. Perché ci si meraviglia se un primo violino è donna? Perché anche i più progressisti si stupiscono se il nome di chi è a capo di una grande scoperta scientifica è al femminile? Perché ogni volta che una donna raggiunge un risultato ci si affanna a lodarla come se avesse fatto qualcosa del tutto fuori dalle sue possibilità? Perché non è normale che avvenga tutto questo? Perché siamo ancora ben lontani dalla parità. La donna deve fare ancora un passo in più, se vuole affermarsi.
Ma la sofferenza del dover per natura rincorrere, impressa nelle conseguenze culturali della seconda X, fa la donna fiera e coraggiosa. Per questo la società continua ad aver paura di una Tamara de Lempicka, per rimanere nell’arte, o di una Frida Khalo. Due donne che si sono imposte, con forza, in un mondo sempre stato solo maschile, a dimostrare che c’è di più e c’è di meglio. Ce ne sono di donne come Tamara, che divorziano dal marito adultero ed amano altre donne, che sbeffeggiano il cancro e non rispettano i codici di comportamento imposti, che rivoluzionano il proprio ambito e vivono la loro bisessualità con la normalità che stona agli occhi dei limitati. E ci sono le Frida, che non si arrendono a un handicap, rivoluzionano il proprio ambito, vivono la loro bisessualità con la normalità che stona agli occhi dei vigliacchi.
Ma non c’è nulla di strano, o di fuori dal comune, in Tamara e Frida, o in qualsiasi altra donna che soffre. Le donne si rialzano. Tutti i giorni. Anche con i lividi sui polsi e le cerniere sull’anima. Non sono un fenomeno da baraccone che va portato in gloria un solo giorno all’anno.
Si dovrebbe praticare il rispetto, senza interruzioni”.


08 Marzo 2014

Categoria : Cronaca
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