Il leone di Porta Barete resti a L’Aquila
L’Aquila – FERMA PRESA DI POSIZIONE DELLA CISL – Nel tempo i tesori archeologici spuntati dalla terra aquilana sono sempre finiti non si sa dove. Il concetto di conservazione e fruizione in loco, per creare attrattive culturali e validi supporti al turismo, è del tutto ignoto: le cose fuggono, vengono portate altrove e lì rimangono per sempre.
L’esempio classico sono proprio i leoni di pietra. Nel tempoi se ne sono trovati diversi, ma nessuno sa dove siano finiti. Pare che uno si trovi addirittura in California. Ora le cose debbono cambiare.
“Il leone rinvenuto durante gli scavi nella zona di Porta Barete, risalente probabilmente al periodo romano, deve restare in citta’, quale testimonianza della cultura passata di un territorio che, al di la’ dell’edificazione della citta’ dell’Aquila, avvenuta in epoca medievale, racchiude in se’ una storia millenaria importante”. Elvezio Sfarra, segretario regionale Fp-Cisl, sollecita tutti gli organi preposti “a fare in modo che l’ultimo tesoro archeologico rinvenuto a Porta Barete non finisca in altre citta’, ma venga conservato a L’Aquila per arricchire il patrimonio archeologico attualmente conservato nel castello cinquecentesco, in fase di restauro.
Cio’”, sottolinea Sfarra, “sia per non disperdere la nostra memoria, sia per recuperare un interesse storico-turistico-culturale che potrebbe veicolare sul territorio un turismo d’eccellenza e piu’ qualificato. A favore della valorizzazione delle antiche mura storiche della citta’ e di tutti gli elementi ad esse collegati, si e’ espressa, nei giorni scorsi, anche la sezione aquilana dell’Archeoclub sottolineando la valenza del recupero delle radici culturali del comprensorio”.
Secondo il segretario regionale Fp-Cisl “i ritrovamenti archeologici importanti, ma in genere tutte le opere d’arte che connotano un territorio, dovrebbero permanere nello stesso poiche’ ne sono parte integrante e costituiscono le basi del passato sulle quali edificare lo sviluppo futuro, non solo economico ma culturale e identitario. Lo stesso Guerriero di Capestrano, attualmente conservato alla Sovrintendenza archeologica di Chieti, sarebbe stato perfettamente fruibile all’interno del monumentale castello della cittadina abruzzese, creando un indubbio interesse turistico, che avrebbe valorizzato un territorio comunque meraviglioso. E’ il caso di ricordare”, conclude Sfarra, “che in Toscana il comune di Monterchi, per poter conservare e rendere fruibile il famoso dipinto della Madonna del Parto di Piero della Francesca, ha sopportato una lunga vicenda giudiziaria con il comune di Sansepolcro”.
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