I carnevali, e quello triste a L’Aquila
L’Aquila – Tra oggi e martedì tanti carnevali in Abruzzo, quelli tradizionali con maschere e cortei che sfilano portando con sè i sogni di cartapesta, quelli fatti soltanto da una festa nei locali, nè più nè meno delle altre di ogni fine settimana. La sola evoluzione di questa festa antica e radicata, ma ogni anno più sbiadita tra problemi e pensieri soprattutto dei giovani, può considerarsi quella dei festeggiamenti nei centri commerciali: un carnevale offerto alla gente, ai bambini, sperando che gli ambulacri sempre meno affollatti dei vari punti vendita siano più animati del solito. Ormai, infatti, molti centri commerciali si riempiono di gente (ma non di acquirenti) solo il sabato e la domenica, specialmente quando piove.
Il carnevale triste, da sempre, è quello aquilano. Dopo il terremoto distruttivo del 1703, avvenuto alla vigilia del periodo carnevalesco nel mese di febbraio, la gente giurò che non avrebbe mai più festeggiato, se non negli ultimi giorni del periodo: oggi, domani e martedì grasso. Così è stato sempre nei secoli, ed è ancora. In memoria delle migliaia di morti del 1703. Anche i giovani, pder sentito dire magari dalla nonna, si adeguano. Tanto più in questi anni, durante i quali i lutto per i morti di un terremoto si è rinnovato.
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