Selvaggia bruttura, torni la civile affissione degli annunci mortuari
di AMEDEO ESPOSITO
L’Aquila – Non è certo nella pietà cristiana, e neanche in quella dei sepolcri di Ugo Foscolo, l’affissione degli “annunci mortuari”, o più semplicemente dei manifesti di lutto, sui pali dell’energia elettrica o della luce, sulle cassette Enel o Telecom, sugli alberi non più verdi e in tutti i luoghi più impensabili.
Tale miseranda diffusione degli annunci mortuari parla, a cinque anni dal terremoto, dell’emergenza nei 20 cimiteri (70 mila defunti) aquilani, compresi i due monumentali di Paganica e dell’Aquila, distrutti dal terremoto.
Lunga è stata la strada indicata dal napoleonico editto di Saint-Cloud che ha condotto ai tanti ammirati “cimiteri gentili”nella varie contrade europee, a partire dagli inizi del XX secolo.
Purtroppo l’Abruzzo e L’Aquila in particolare non hanno avuto la stessa sorte, e dopo la seconda guerra mondiale, si sono rintanati nella “spiacevole architettura cimiteriale”, che certo non onora i defunti. Né hanno accolto –L’Aquila soprattutto – i “venti nuovi” recati dalla legge 103/2001 che impone l’adeguamento dei “sistemi cimiteriali” a quelli europei, perché i defunti abbiano il dovuto culto, compreso quello della cremazione.
L’affissione degli annunci mortuari, però, non ha nulla a che vedere con la distruzione dei cimiteri. La sua regolamentazione spetta all’amministrazione comunale in una con le imprese interessate (per queste anche con oneri finanziari), alle quali compete mettere ordine alle affissioni-
Si tratta di interventi minimali che purtroppo dovranno avere una diffusione ben diversa da quella precedente.
L’Aquila infatti è ora una “disseminazione nel territorio” ed è divisa in due dov’è sparpagliata la sua dolorosa diaspora. Proprio per questo è giunto il momento di tornare all’antica-moderna onoranza dei defunti, anche per evitare di “leggere” la loro dipartita appesa ad un palo dell’illuminazione pubblica.
Ne va della dignità della città!
(Ndr) – Abbiamo dedicato a questo sconcio, noi e altri giornali, numerosi articoli corredati da foto eloquenti. La polizia municipale ha risposto, una sola volta, assicurando controlli e assumendo impegni. Ma lo sconcio continua ed è vistoso: riguarda persino viale Collemaggio, dove all’inizio, sulla sinistra, presso la fontana, c’è un palo di cemento con manifesti appiccicati uno sull’altro da sempre. Come possano sfuggire cose del genere ai controlli promessi dai vigili, è difficile capirlo. Infatti, tutti capiscono che controlli non esistono e lo sconcio va avanti da anni e anni. Che ci sia dietro qualche intoccabile? A L’Aquila tutto può essere.
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