Mai fidarsi del bugiardino…


(di FRANCO TACCIA) – Dal 1975 ad oggi, in Italia si sono succeduti circa 30 governi.
Non credo di bestemmiare se dico che già a contarli viene il sospetto che non abbiano concluso molto. Oltre ai fallimenti, a volte più marcati a volte più soft, ma sempre fallimenti perchè altrimenti non si spiegherebbe il numero elevato, sono accomunati dalle premesse e dalle promesse.
Sacrifici, per noi ovviamente, sia quelli trovati al momento dell’insediamento e sia quelli necessari per poter migliorare.
Ma sempre, per il popolo, belle parole di speranza, di ottimismo, sempre un sacco di slogan, sicuramente la cosa più odiosa.
Specie quelli degli ultimi 25 anni, amplificati dai “media”. Della serie: avanti con fiducia, la squadra è compatta, uniti possiamo farcela, il vento gonfia le vele e altre “menate” del genere.
Dopo ogni governo cambia poco o nulla, in meglio intendo. La disoccupazione resta mostruosa, la crisi sempre più pesante, i sacrifici sempre più insostenibili.
Per la gente comune ovviamente, perchè per molti le cose cambiano eccome.
Per le decine di avventurieri/e ad esempio, forti di un biglietto da visita uguale per tutti, con scritto: …faccio politica da anni…(omettendo però nomi di zii, padri, mamme, nonni, amici grazie ai quali si sono spalancate porte che per i “normali” restano sbarrrate) che con una botta di …. vincono primo e secondo premio alla lotteria della sistemazione a vita. E poi per le decine di professionisti della politica, quelli che a volte crederesti anche defunti, che improvvisamente ti ritrovi ai posti di comando, talvolta poggiando le natiche su decine di poltrone contemporaneamente, in una sorta di ubiquità del “posteriore” sia a livello di posizione sia come luogo di allocazione delle capacità personali.
Tutto questo mi ha portato ultimamente a pensare spesso al “bugiardino” contenuto nelle scatole dei medicinali.

Molto tempo fa venne chiamato appunto così da quei signori che, periodicamente, andavano a visitare i medici per reclamizzare le ultime novità.
Con quel nome, come sapete, era infatti chiamato il fogliettino piegato sino all’inverosimile, nel quale erano descritti abbondando in millanteria, i miracolosi prodigi terapeutici assicurati dal farmaco in questione. Del resto, all’epoca, oltre a non essere prevista l’indicazione della data di scadenza che oggi troviamo anche sulle uova, dove è addirittura riportata l’ora in cui la gallina ha cominciato a gemere prima della deposizione, non c’era neppure l’indicazione degli effetti collaterali. E guarda caso sui fogliettini c’erano solo le mirabolanti promesse dei sicuri benefici apportati dal farmaco; non una parola su rischi di qualsiasi tipo.
Alzi la mano chi, prima di accettare di buon grado l’idea di “assumere” una supposta, non si pone mille dubbi sull’eventualità che la cura possa riservare brutte sorprese. Perchè dovremmo fidarci ciecamente del “bugiardino”?
Anche perchè qualche giorno fa tutti hanno visto la faccia di uno dei primi ad aver usufruito della cura, oltretutto in qualità di addetto ai lavori e quindi “cavia” in un certo modo consapevole.
A vedere quell’espressione scontrosa non c’è molto da stare allegri e abbandonarsi all’ottimismo, malgrado la frase ad effetto di chi annuncia che se le cose dovessero andar male qualcuno ci avrebbe (ri)messo la faccia.
E la gente cosa rischia a fidarsi ?


25 Febbraio 2014

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