Tutti dal prefetto a gridare la crisi
Pescara – Una città che cambia e perde identità , negozi, locali, ma soprattutto una città che sente il terreno cedere sotto i suoi piedi. Senza certezze, senza appigli. E’ quella che giovedì andrà dal prefetto D’Antuono a gridare la propria ansia nella crisi che travolge tanti, a ricordare chi si è suicidato, chi non ce l’ha fatta a sopportare disagi, incubi, prospettive di pignoramenti e grinfie fiscali. Non era mai accaduto. Ci saranno sindacalisti, forse politici, forse anche coloro che rappresentano l’autorità fiscale, rappresentanti di categorie, ma soprattutto il mondo che produce (o produceva) reddito, occupazione, basi solide divenute evanescenti.
Assistiamo, anche in Abruzzo, ad un fenomeno che non appartiene alla memoria collettiva: quello di coloro che si tolgono la vita per la crisi. E’ gravissimo, denota un disagio che affonda le radici nel contesto sociale. Non c’è altra via di uscita, se non farla finita. A rifletterci, è molto di più del male oscuro di letteraria memoria.
Il prefetto sentirà tutti e studierà palliativi, interventi, conciliazioni possibili, attenuazioni ipotizzabili. Forme di aiuto e sostegno, per avere almeno qualche punto di riferimento al quale rivolgersi in caso di necessità . Il malessere è diventato malattia, spesso incurabile. Lo Stato delle istituzioni, per quanto può, tenta di rispondere ed è encomiabile che lo faccia.
Fuori dai palazzi, il coro dei candidati alle elezioni si fa sentire, colloca questa emergenza al primo posto, promette e si impegna. Sa che se va a picco la gente, per la politica è la fine. Forse per la prima volta, in tempi attuali, qualche candidato si porrà il problema di un’assunzione di responsabilità che vada ben al di là della semplice scontata corsa verso le poltrone.
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