Perchè Roma non vuole che viviamo?


Il presidente del Senato Grasso aveva stoppato l’emendamento detto “salval’aquila”, ed era stata una doccia gelata. Non l’unica, però, e oggi oltre ogni dubbio appare chiaro che a Roma qualcuno non ci ama. Anche i più insospettabili. Perché e per volere di chi, è impossibile decifrarlo. Oscure volontà, oppure semplicemente gente che non ha capito, non si è resa conto di come stanno le cose. Provvidenziale l’intervento, ancora una volta, della senatrice Pezzopane, riuscita a coagulare attorno a sé altri senatori. Probabilmente, il potere di convincimento della senatrice è molto più potente di quanto chi la conosce riesce a immaginare. L’emendamento camminerà percorrendo come le particelle di Feymann nella fisica quantistica “tutti i cammini possibili”.
Al un cittadino appare desolante che occorra tanto impegno per avere in sostanza le risorse appena sufficienti per non morire. Come desolante è percepire che Roma non ci voglia bene. Fa paura che il potere centrale lesini e nicchi su un problema forte e semplice: un pezzo di Italia deve continuare ad esistere o no? Certe volte, ormai tante volte, ci si domanda dove siamo, se tutto ciò che capita sia reale oppure onirico. Se stiamo vivendo un incubo, oppure se gli eventi appartengono alla consuetudine della politica italiana. Dire che siamo sconcertati, è poco, ma altre parole non ci sono. Ci sarebbero le parolacce. Ma non risolverebbero alcun problema. Stringiamo i denti e andiamo avanti, un giorno forse l’Italia sarà migliore. Andrà meglio per altri, per chi verrà dopo, se un dopo è ipotizzabile.



21 Febbraio 2014

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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