Tutto è da ricostruire, ma la crisi più profonda colpisce… l’edilizia!
L’Aquila – GLI OSCURI CONTROSENSI A CINQUE ANNI DAL TERREMOTO – La città e i 55 comuni da ricostruire quasi per intero almeno nei centri storici soffrono di una crisi profonda, senza precedenti, proprio nel settore dell’edilizia e nell’indotto. Una situazione assurda, molto italiana, che nessun cervellone o politico può spiegare a chi cerca, nelle cose, soprattutto spiegazioni logiche. Persino giganti del settore, come la Edimo, soffrono e non pagano i dipendenti, il relazione a problemi assurdi legati alla ricostruzione. Un groviglio di problemi gravi e crescenti, di cui nessuno parla e sul quale tacciono soprattutto le banche, i potentati economici, i centri decisionali, le istituzioni, gli esperti, i soliti tuttologi che sfornano spiegazioni dotte e contorte cucite su misura.
Che le cose stessero così da tempo era emerso, ma nessuno se n’era mai preoccupato, il che la dice lunga su contiguità e corresponsabilità a tutti i livelli. Uno dei primi segnali di allarme fu la crisi dei cementifici, prima la Sacci di Cagnano e poi Scafa. Poi i dati sulla disoccupazione e la cassa integrazione nell’edilizia. Infine, l’enorme afflusso di stranieri da tutta Italia con l’obiettivo di lavoro nei cantieri. E anche tanti altri retroscena inquietanti.
Ora è il sindacato a rtibadire l’assurdità di una situazione vicina al tracollo.
“In provincia dell’Aquila si evidenziano segnali preoccupanti rispetto all’andamento delle richieste di cassa integrazione in edilizia e nell’indotto”. A segnalarlo sono il segretario Filca della provincia Pietro Di Natale, e il segretario provinciale della Cisl, Paolo Sangermano. “Il dato eclatante”, spiegano Di Natale e Sangermano, “e’ collegato all’inspiegabile ricorso ad ammortizzatori sociali nei settori impegnati dall’opera della ricostruzione post-sisma. Sono molte le imprese edili, di inerti, lapidei, manufatti e rivendita di materiali che vi fanno ricorso. Altro elemento inquietante e’ il tentativo, da parte delle imprese che operano nella ricostruzione, di assumere personale con qualifiche e mansioni inferiori a quelle realmente svolte”.
Una situazione allarmante, quella illustrata dalla Cisl: “Il nostro territorio e’ investito da una crisi gravissima”, affermano Di Natale e Sangermano, “che riguarda il comparto edile e tutto l’indotto. Un paradosso in una provincia colpita dal sisma, dove c’e’ ancora moltissimo da ricostruire e che e’ stata indicata come il cantiere piu’ grande d’Europa. L’edilizia sta vivendo il peggior momento della sua storia. Si e’ attivato un meccanismo di concorrenza sleale tra le imprese, che tendono a diminuire il costo della manodopera, agendo al ribasso sulle retribuzioni dei lavoratori.
Le imprese, inoltre, importano materiale fuori dall’Abruzzo, creando un ulteriore danno economico al territorio”. Un circolo vizioso che porta, come denuncia la Cisl, “ad un ulteriore aumento della cassa integrazione in deroga nell’edilizia ed a una diminuzione delle ore lavorate in busta paga, che vengono giustificate con ferie e permessi inesistenti. In sostanza”, sottolineano Di Natale e Sangermano, “le imprese giocano al ribasso per accaparrarsi i lavori della ricostruzione a scapito della retribuzione delle maestranze, con evidenti ricadute in termini di elusione e d evasione fiscale e contributiva. Operai che, nel caso delle aziende non locali, arrivano per lo piu’ da fuori, togliendo lavoro alla manovalanza aquilana e agli stanziali, i lavoratori stranieri che da tempo vivono nella nostra citta’”.
La Cisl chiede un intervento immediato delle autorita’ locali e controlli serrati: “Non e’ piu’ possibile restare inermi di fronte a una tale situazione. Alla Prefettura , particolarmente sensibile ed attenta a tali problematiche, ribadiamo la necessita’ di accelerare la costituzione dell’Osservatorio sulla ricostruzione, quale cabina di regia per monitorare tali fenomeni. Invitiamo gli organi preposti a moltiplicare i controlli incrociati per il rispetto delle regole, da parte delle imprese che lavorano alla ricostruzione dell’Aquila e dei comuni del cratere, sia nel pagamento dei lavoratori che dei fornitori”.
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