Ricca l’agenda di Renzi: tante le riforme, ma rimanere il pericolo ostruzionismo
(di Flavio Colacito – psicopedagogista). Nella politica italiana si volta pagina ancora una volta e tocca al giovane Matteo Renzi fa ripartire un Paese fermo, alle prese con mille problemi che tengono svegli moltissimi italiani, dal cittadino comune all’imprenditore in difficoltà, tutti accomunati dal fatto di dover tirare la cinghia, con i conti che non tornano mai, con la disperazione che spesso conduce al suicidio di chi non è più in grado di sostenere il peso della crisi. Enrico Letta non è stato in grado di fornire quelle risposte immediate alla collettività, rimanendo elegantemente vago sull’attuazione delle grandi riforme, a cominciare dal tema del lavoro, centrale per rilanciare i consumi interni in un mercato asfittico, retto solo dalle esportazioni che tengono, definendo l’emergenza lavoro «l’urgenza più importante», illustrando il percorso delle riforme che, sciolta la riserva, il suo Governo sarà intenzionato a seguire. «La piattaforma che discuterò – ha precisato Renzi esordendo al Quirinale dopo aver incontrato Napolitano e avendo ricevuto l’incarico di formare il nuovo governo – prevede che entro febbraio si faccia un lavoro urgente sulle riforme costituzionali ed elettorali, e nei mesi successivi ci saranno: a marzo il lavoro, ad aprile la riforma della Pubblica amministrazione, a maggio il fisco». Il neo Premier ha quindi fatto intendere di portare avanti una «riforma al mese», in quanto «è fondamentale – ha tenuto a sottolineare il segretario del Pd – che le forze della maggioranza, per quanto riguarda il governo, e di tutto l’arco costituzionale, per quanto riguarda le riforme, siano ben consapevoli dei prossimi passaggi». Renzi ha voluto espressamente rimarcare che le modalità tempistiche per la nascita del nuovo esecutivo rischiano di essere più lunghe di quanto si potesse credere in un primo momento. Tuttavia la finalità del progetto riguarderebbe un governo di legislatura, per cui lo scioglimento della riserva richiederebbe maggiore attenzione proprio per tale motivo. Matteo Renzi ha ricordato che il Presidente della Repubblica, durante il colloquio preliminare, ha personalmente «rappresentato in modo compiuto e articolato l’esito delle sue consultazioni». Il premier incaricato ha sottolineato anche le motivazioni che lo avrebbero condotto all’accettazione con riserva del mandato, motivando la proposta di costituire un nuovo Governo portata avanti dal Presidente della Repubblica, affermando che «ho accettato con riserva – specifica Renzi – , con la responsabilità e il senso dell’importanza e rilevanza della sfida e ho assicurato che metteremo tutto l’impegno in questa difficile situazione». Oggi l’Italia, sul piano politico internazionale, gioca le sue carte per la credibilità nello scacchiere europeo dominato dalla Germania, ma certamente la cosa più importante sono le risposte ai tanti dubbi della gente che in Matteo Renzi ha posto la fiducia, così come molti fecero con Beppe Grillo credendo in una svolta politica volta allo svecchiamento della classe politica di sempre, per finire poi in un’occasione sciupata di un continuo dissenso parlamentare senza fini realmente costruttivi , dove predominano farse e giochetti al massacro. A Renzi spetta un compito delicato, quasi da chirurgo, dovendo far fronte a quel mondo che lui vorrebbe rottamare, in balia di falchi, squali, traditori, pronti a tutto pur di non farsi “cestinare”, quella palude oscura che ha finito per ridurre all’immobilismo il compassato Enrico Letta, erede di governi tecnici e di strane maggioranze difficile mete conciliabili tra loro: riuscirà il sanguigno ex sindaco di Firenze a contenere la furia dei leoni nel circo? Per ora una bella gatta da pelare sembra averla e si chiama Beppe Grillo.
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