UIL: 2014, nemico dell’occupazione


Pescara – di ROBERTO CAMPO, UIL regionale –
Le due emergenze del Lavoro in Abruzzo (e in Italia): i capofamiglia che rischiano di perdere il lavoro; i giovani che non lo trovano (inclusi quelli che non lo cercano più, oppure se ne vanno). Incomprensibili alcune valutazioni secondo cui l’Abruzzo se la sarebbe cavata abbastanza bene: con la frana del numero degli occupati scesi da ½ milione a 477.000, perdiamo dall’inizio della crisi l’8% della base occupata, contro un 5% di perdita media nazionale.

Servono maggiori risorse nazionali e regionali per gli ammortizzatori
Nel caso dei lavoratori che rischiano di perdere il lavoro, il principale strumento di difesa è stata fin qui la cassa integrazione, inclusa quella in deroga. Ma il Governo stanzia somme sempre più insufficienti per la cassa in deroga nonostante la ripresa non si veda ancora e le previsioni per il 2014 siano comunque negative per l’occupazione. L’ultimo stanziamento, di 400 milioni, di cui 12 per l’Abruzzo, è stato fatto come primo del 2014, ma sono rimasti senza risorse gli ultimi mesi del 2013. Siamo insieme alla Regione Abruzzo nel rivendicare dal Governo maggiori risorse, ma chiediamo alla Regione Abruzzo di integrare con quote del FAS perché la copertura nazionale rimarrà comunque insufficiente e non è il momento di abbassare le protezioni.

Utilizzare al meglio il Piano Europeo Garanzia Giovani e fare presto
Per quanto riguarda i giovani, l’Europa ha riconosciuto lo scorso aprile 2013 l’emergenza dei giovani NEET (non al lavoro, né a scuola, né in formazione) e ha individuato risorse per un piano straordinario. 1 miliardo e ½ a livello nazionale, composto di risorse aggiuntive europee + Fondo Sociale Europeo delle Regioni + co-finanziamento nazionale. È necessario correggere il tiro rispetto all’impostazione europea, che privilegia gli under 25: a noi interessano gli under 30 (sono ben 40.000 in Abruzzo). Le Regioni devono concordare con il livello nazionale cosa intendono fare. Noi siamo per evitare un “tirocinificio” scollegato dall’effettivo ingresso nel mondo del lavoro. Finanziare o l’ingresso nel lavoro, oppure come minimo l’acquisizione di competenze certificate. L’Abruzzo non ha un sistema regionale di competenze: deve recuperare il ritardo. Lo strumento dell’apprendistato, che doveva essere il più importante veicolo di formazione e lavoro, è precipitato con la crisi da 13.443 nel 2009 a 8.383 nel 2012. I tempi per cominciare a spendere queste risorse sono troppo lunghi: si parla di settembre/ottobre 2014, 1 anno e ½ dopo il riconoscimento dell’emergenza …

Fare la formazione mirata
I dati Excelsior divulgati anche dal CRESA dicono che anche per il 2014 i licenziamenti supereranno le assunzioni. Per quanto riguarda le assunzioni, il 49% di quelle che le aziende intendono fare necessitano di formazione e il 10% sono professionalità difficili da reperire. Sbaglia la Regione quando pensa di poter riproporre solo quanto sin qui fatto con gli incentivi alle assunzioni. Bisogna affiancare agli incentivi l’incontro di domanda e offerta di lavoro e la formazione mirata. Grande problema non solo dell’Abruzzo, ma anche dell’Abruzzo.

Intervenire su aree di crisi e crisi aziendali
Tempi lunghissimi tra la costruzione dei piani di rilancio d’area delle aree di crisi e il varo del bando, ancora non pronto, per le 3 aree di crisi (Vibrata, Pescara, Sinello), cui va sommata la Valle Peligna, la prima cronologicamente, già dotata di risorse, ma in ritardo progettuale. Lentezza + burocrazia + scarsa progettualità = ancora nessun intervento nelle 4 aree di crisi, mentre si delinea una quinta area di crisi: la Marsica. Insoddisfacente anche il Governo nazionale sulle crisi aziendali: la ridefinizione in corso dei criteri per l’individuazione delle crisi complesse non è convincente. Il tavolo di settore microelettronica non è mai partito, ma è partita invece la nuova procedura di riduzione del personale Micron.

In conclusione
FAS per ammortizzatori; FSE per i giovani NEET; accelerare la partenza del piano garanzia Giovani; tirocini di ingresso al lavoro e non scollegati dal lavoro; sistema regionale di certificazione delle competenze; fare uscire finalmente il bando per le aree di crisi; decidere di avere una politica industriale nazionale e regionale per le crisi aziendali complesse. Contano le cose, ma conta anche il tempo: una cosa giusta fatta troppo tardi non raggiunge gli obiettivi. Bisogna essere veloci, precisi, snelli, se vogliamo fermare l’emorragia di posti di lavoro e aiutare a crearne di nuovi.


15 Febbraio 2014

Categoria : Economia
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