Discarica, si teme il blocco del processo
Bussi – (Foto: l’area dei veleni sotterrati evidenziata) – Ancora un possibile blocco del processo, con la richiesta ricusazione del giudice, da poco finalmente cominciato alla corte d’assise di Chieti, per la discarica dei veleni che per anni e anni ha covato danni all’ambiente e alla salute della gente ignara. E’ il timore, molto fondato visti i tempi dei meccanismi giudiziari, che tutti ormai percepiscono non solo a Bussi. Ambientalisti, amministratori, politici, cittadini smarriti di fronte all’impotenza generale. La discarica fu scoperta nel 2007, e i veleni sono ancora tutti lì dov’erano da anni. Sottosuolo avvelenato, acque divenute micidiali, aria sporca e chi sa cos’altro. Per anni non si è mosso nessuno, è andata avanti solo la strenua battaglia di magistrati coraggiosi per riuscire a scovare dei nomi e a imbastire un processo, che conta molte parti civili. Potenti e abili avvocati hanno scelto le strade più lunghe. E ora tutto potrebbe fermarsi di nuovo mentre si avvicinano pericolose ombre: la prescrizione dei reati.
Cosa potrebbe accadere? Semplice. Chi ricusa il giudice (la Montedison) sa che dovrà decidere la corte d’appello abruzzese, a L’Aquila. E questo richiede tempo. Poi potrebbe esserci il ricorso per Cassazione. Altro tempo, mesi e mesi. Il processo quanto meno si fermerà , e la prescrizione si avvicinerà . Molti lo sanno e ci contano, molti altri lo temono e sudano freddo. I veleni, intanto, sono lì e le aree sequestrate di allargano, con nuovi indagati.
Per bonificare, dice qualcuno, servirebbero 5-600 milioni. Facile capire cosa significa: che la bonifica non ci sarà . Sanno tutto enti e istituzioni “competenti”, a cominciare da Ministero dell’ambiente e Provincia di Pescara.
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