Le assessore e gli insulti alla Boldrini
L’Aquila – Le assessore aquilane Betty Leone, Emanuela Iorio, Emanuela Di Giovambattista diffondo “un appello contro gli insulti machisti rivolti alla Presidente della Camera Laura Boldrini; contro l’uso e l’abuso della volgarità di un certo linguaggio maschile nei confronti delle donne; al rispetto per le Istituzioni.” Le assessore chiedono alle cittadine aquilane di sollecitare l’opinione pubblica a reagire contro ogni forma di volgarità sessista che nell’ultimo periodo si sta scagliando contro le donne, non solo in campo politico – istituzionale ma in ogni ambiente lavorativo, oltre che in famiglia.
Insulti insopportabili, frutto di una degenerazione culturale che sta contaminando il pensiero collettivo con la complicità di coloro che dovrebbero, invece, dare il buon esempio. Un fenomeno orribilmente in escalation capace di generare pedisseque emulazioni ed il subdolo sdoganamento della normalità di certi comportamenti. Persino istigare la violenza sulle donne assume connotati ridanciani. Atteggiamenti condivisi sul web e poi giustificati come momenti sovrappensiero, tanto per…
“ Bisogna dire basta! Bisogna farlo tutte insieme. Chiediamo alle donne aquilane di sottoscrivere il nostro appello e a tutte le donne di contrastare con tutti i mezzi possibili questo insostenibile abbrutimento degli animi perché la salute di un popolo passa dal rispetto che non è fenomeno esclusivo di qualche categoria ma principio ineludibile e valido per ogni forma di espressione. Sostenete questo appello sui social network, in famiglia, con i vostri amici e colleghi, ovunque sia possibile. ”
(Ndr) - Piena solidarietà alla Boldrini, ovviamente, da tutti e buona l’iniziativa delle assessore aquilane. Ma forse tutto sarebbe meno squallido e meno complicato, in questo paese che scivola sempre di più verso i fondali dell’Europa, se interpretassimo le imprese “politiche” di certi personaggi (che un quarto degli elettori italiani comunque merita, avendoli votati) solo come pacchiane cafonerie. Una volta a L’Aquila dei grossolani si diceva “quissu è ‘nu tamarru“. Tanto bastava…
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