Ci consenta, premier Letta…
Con un berlusconiano “ci consenta”, vorremmo indirizzare al premier Letta (che si dice pisano, ma ha sangue e radici molto abruzzesi come il suo grande zio) una domanda con parecchi dubbi. Non viene meno la nostra fiducia nel giovane dal sorriso largo, pochi capelli, british style nei modi.
Direte: per forza, se non di lui, di chi dovremmo fidarci almeno un po’? Non viene meno, ma è messa a severa prova. Il premier continua a esibire ottimismo, e spergiurare che le cose vanno meglio e che ce ne accorgeremo leggendo i dati deel quarto trimestre del 2013.
D’accordo, divo Enrico, ma li ha letti i dati diffusi oggi 3 febbraio? Una catastofe nelle tasche della gente, uno tsunami di tasse feroci e sgozzanti, e per di più regioni ricche e in salute (Valle di Aosta e Liguria) che tirano la cinghia alla disperata. Gente a modesto reddito che se lo vede amputato e smozzicato, consumi a picco, disoccupazione al labbro inferiore, aziende che muoiono una appresso all’altra e aziende straniere che vengono a dimezzare gli stipendi dei dipendenti. Dicono che il Polonia o in Slovenia i lavoratori costano molto meno, e se vogliamo che restino in Italia, o la minestra o la finestra. A noi, e siamo milioni, consumato premier Letta, non arriva percezione alcuna di qualche miglioramento, di cui lei parla come un alieno che ci osserva da un’astronave librata a dispetto della gravità . Ripetiamo, coninua la nostra fiducia. Ma traballa, si “scettica” come si dice a L’Aquila. E perde calcinacci. Non è nè antisismica, nè antiballe. Premier, ci pensi su. Non va mica bene, sa?
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