Rimborsopoli, alcove e politica degradata


L’Aquila – di GIANFRANCO COLACITO –
(Foto: satrapi persiani) – Con gli anni abbiamo imparato poco, ma qualcosa di utile e giusto di sicuro: riflettere prima di parlare, e ancora di più prima di scrivere. Lasciamo sfogarsi le cronache sui rimborsi regionali, sull’inchiesta giudiziaria (che non è, siamo sinceri, una grande in chiesta, ma sicuramente un ottimo bisturi), e adesso anche sul gossip e le alcove. Lasciamo che il tempo diluisca i fervori e gli esercizi lessicali digrignati dalla politica che azzanna, sbava, morde, ma lo fa non per amore del giusto, bensì per fame di arrivismo: campagna elettorale, costi quel che costi e cada chi deve cadere. Corsa al potere, che, si vede, significa anche alberghi a 5 stelle a sbafo, amanti, viaggi di sogno. A spese nostre.
Tutto ciò è pessimo. Vero che negli USA in campagna elettorale se ne sentono anche di peggiori, e vengono scoperchiate le pentole più private, intime, in scontri televisivi che richiamano le lotte dei galli da combattimento. Ma neppure è detto che, se avviene in America, sia giusto che avvenga anche qui. Dell’America cerchiamo di imitare il meglio, non il ciarpame.
Gianni Chiodi è stato un presidente abruzzese da ricordare per certe sue scelte coraggiose, per il risanamento dei conti, per aver dato all’Abruzzo quella cornice di virtuosismo che tanti hanno ammirato, anche increduli. Non è un giudizio politico. Solo obiettivo. Che debba trovarsi nei guai per non aver pagato di tasca sua 340 euro di conto in un albergo è sconcertante. La sua confessione lo è altrettanto. Ci sono altri casi di spese a scrocco – per la Procura – irrisorie, o ridicole. Ce ne sono ancora che offendono, tipo la bottiglia di vino da 90 euro, i pranzi da 100 euro a persona, i viaggi lussuosi.
Vorremmo solo chiedere, insieme con fatture e riscontri contabili, a chi li ha fatti, di portare anche un resoconto dei benefici realmente pervenuti all’Abruzzo da questi viaggi, amanti e parenti compresi, come sembra. Sì, ci dicano solo quanto ci è convenuto il loro girovagare satrapico, il loro errabondo solcare mari e cieli. Ci spieghino quanto hanno speso, e quanto ci ha guadagnato l’Abruzzo, che sta cadendo a pezzi e affondando tra crisi, disoccupati, suicidi, disperazione, fughe giovanili, precariato lebbroso.
Ecco perché l’inchiesta di Pescara è un bisturi. Induce tutti a porsi domande, e a porle alla politica. Per non alimentare macelleria di basso profilo, diciamo che auguriamo ai coinvolti di dimostrare l’innocenza e la rettitudine che sciorinano, che sbandierano. Alcuni persino candidandosi, proponendosi per un altro quinquennio di viaggi e rimborsi? Più i sei mesi di proroga del consiglio, naturalmente, che fanno parecchie decine di migliaia di euro di più nei bulimici portafogli.
Ciò che più offende gli abruzzesi non è, ovviamente, la debolezza di lasciarsi intrufolare nel letto una compiacente “amica”, quale che essa sia. Sono cose che avvengono da quando esistono uomini, donne e letti, o altre alcove più fantasiose. Ciò che non è perdonabile, è lo sfrontato albergo a cinque stelle – abitudine di tanti, pare – scelto nei luoghi più esotici, il ristorante da nababbi, la poltrona di prima classe in aereo, insomma la spesa smodata, da satrapi o sceicchi. Una sorta di sfacciata ostentazione di ricchezza (a spese altrui) connessa con il potere, con l’eterno “lei non sa chi sono io”, con sibaritiche arroganze. L’indifferenza verso chi non riesce a campare, verso chi non ha mai potuto viaggiare se non con l’autostop. O ci accinge a fare un viaggio di sola andata, visto che il suo cervello qui è considerato merce avariata. Verso emigranti e immigrati per fame, pensionati esangui, operai ai quali si fanno firmare 1000 euro di stipendio e se ne consegnano la metà, ma non tutti i mesi.
La politica, almeno in parte, ha mostrato il peggiore dei suoi volti, quello che abbaglia e mette in ombra le buone azioni, che si sono anche state. In fondo, scegliendo hotel da 400 euro a notte, non capivano che si stavano scavando la fossa politica. Peggio per loro? Non dimentichiamo che, per ora, il peggio è per noi.


31 Gennaio 2014

Categoria : Cronaca
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