Villa Pini, timori su accreditamenti – Il PD: la maggioranza contraddice Gianni Chiodi
Chieti – I lavoratori di Villa Pini, circa 1600 in tutto, vedono profilarsi nuovi rischi per il loro futuro: oggi hanno manifestato la loro contrarietà all’ipotesi di revoca degli accreditamenti al gruppo sanitario di Angelini. E’ infatti intenzione della giunta regionale, come ha detto nei giorni scorsi il presidente Gianni Chiodi, interrompere i rapporti con Villa Pini, la cui posizione, secondo Chiodi, non si concilierebbe con la continuazione della convenzione. Ma questo, sostengono i lavoratori, significherebbe la fine di ogni prospettiva e di ogni speranza di avere i soldi relativi ai sette mesi durante i quali non sono stati corrisposti gli stipendi. I lavoratori si trovano nella peggiore delle situazioni: non vengono pagati, ma continuano a erogare le loro prestazioni professionali, anche in reparti che solo Villa Pini ha in Abruzzo. Non sono dei disoccupati, quindi non ci sono ammortizzatori sociali ai quali si possa far ricorso. In Abruzzo non si era mai assistito ad una vicenda sociale e umana tanto dolorosa, che coinvolge migliaia di famiglie, e della quale, al momento, non sembra possibile uscire indenni.
Nel corso della riunione della V commissione regionale consiliare oggi per discutere del progetto di legge per la revoca dell’accreditamento delle strutture sanitarie private in caso di inadempienza delle norme contrattuali nei confronti dei lavoratori, la maggioranza di centro destra ha contraddetto in pieno le dichiarazione del Presidente Chiodi sull’immediata revoca e la tutela piena dei lavoratori. Lo dice il gruppo del PD regionale. ” Né il Presidente Chiodi né tantomeno l’assessore Venturoni hanno ritenuto di dover incontrare la Commissione consiliare, lavandosene le mani, per rendere coerente il disegno di legge con quanto da loro dichiarato alla stampa. Tra l’altro che la maggioranza prenda tempi lunghi per gli atti di revoca, lo si evince dal fatto che ha respinto l’emendamento del gruppo del Partito Democratico con il quale si prevedeva il calcolo nei termini per la sospensione e la revoca, anche dei periodi di inadempienza precedenti l’entrata in vigore della legge regionale.
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