Il recupero della razza suina abruzzese
Pescara – In occasione della conferenza di presentazione delle attività di recupero e tutela della razza suina autoctona abruzzese, il maiale nero, organizzata oggi presso l’auditorium Petruzzi del Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara, nell’intervista realizzata con la Rai il dott. Simone Angelucci – presidente dell’Associazione per la Tutela del maiale nero d’Abruzzo – ha auspicato uno sviluppo della produzione a livello regionale nazionale e internazionale. “La disponibilità attuale è di 50 scrofe e 10 verri” .
In una intervista a Tesori d’Abruzzo dichiara: “Certamente il suo allevamento presenta degli elementi di svantaggio, come ad esempio una minore prolificità (nella nostra esperienza abbiamo avuto un massimo di sette maialini per scrofa, a fronte dei dodici/tredici della suinicoltura industriale), la necessità di tempi di crescita per l’ingrasso maggiori di circa il 20-30%, tempi di svezzamento più lunghi rispetto a quelli industriali, scrofe che non sempre riescono ad essere fecondate subito dopo questo periodo.” Pur non tenendo conto della dichiarazione sulle difficoltà di riproduzione ed allevamenti ci troviamo nella ipotesi migliore, produzione al 100% capacità circa 1200 lattonzoli l’anno (50 scrofe x 2 gravidanze x 12 lattonzoli) sono in totale 2400 prosciutti. Inadatti ad una produzione internazionale
“E’ evidente che si tratta ancora per molti anni un prodotto di nicchia, e per fortuna, sostiene Pasquale Di Ferdinando, presidente della Robin Hood. Alla luce di queste considerazioni è utile concentrarsi in Abruzzo e nella integrazione fondamentale tra turismo e sapori della terra. Turismo enogastronomico. Resta uno spettacolo originale guardare i maiali allo stato libero a Campotosto, pensare al loro benessere animale e alla qualità dell’alimentazione e del relativo prodotto finale”.
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