Dovevano brindare abruzzese, non Barolo


Inchiesta su spendi e spandi. Il dettaglio della bottiglia di vino Barolo da quasi 100 euro è, tra quelli riportati dai giornali curiosi e frugatori, il più sfizioso giornalisticamente parlando. Magari si potrebbe anche inzuppare il biscotto (come pare alcuni politici abbiano fatto con amiche e amanti) sulla doppia camera in alberghi lussuosi, sui parenti inglobati nelle chiassose comitive di gitanti, sui conti al calore bianco in alcuni ristoranti. Tutto materiale che pare la dica lunga sui retroscena delle missioni nel “superiore interesse dell’ente”.
Ma, consentiteci, quella bottiglia forestiera ci stuzzica la fantasia. Dunque tra i politici che ingiustamente riteniamo talora zotici e grossolani, ci sono raffinati intenditori di vini, estimatori di celestiali bevande al piscio degli angeli. Gente che sa cogliere l’attimo e magari, per libare con una cara amica, lontano dagli occhiuti controlli di mogli e altre amiche, in missione s’intende, alza calici ricolmi di preziosi vini d’annata. Con gusto e raffinatezza. Altro che mestatori del pubblico denaro. Questi sono signori d’antico stampo, che distinguono un calice etichettato da un frizzantino tappo a corona.
Una sola cosa, prima di ricordare a costoro che il conto del ristorante lo debbono pagare di tasca propria. Non li voteremo, questi personaggi, perché nella loro libagione extraterritoriale hanno scelto un Barolo invece di un vino abruzzese. Visto che il conto lo pagavamo noi abruzzesi, era doveroso brindare con un’etichetta regionale. Che sfrontati.



24 Gennaio 2014

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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