Parole incaute? Le dicono in tanti…
Un processo mediatico, adeguatamente attizzato da una parte della politica, è in atto ai danni della senatrice Pezzopane, accusata di aver pronunciato un verbo sicuramente inopportuno, che evocherebbe atteggiamenti di certo estranei alla parlamentare aquilana. Chi la conosce lo sa benissimo, ed è ridicolo inzupparci il pane. Una parola scappata, tutto qua. E’ malafede insistere e tracimare sulle pagine nazionali: sa di attaccato politico ordito, punto e basta. L’Aquila non ne ha certo bisogno, e ampliare l’argomento significa fare il gioco di chi non vede l’ora di imbrattare ancora l’immagine della città .
Del resto, non bisogna badare alle parole che scappano di bocca ai politici più inclini alla rissa che alla buona azione costruttiva nei territori che li hanno eletti. Se lo facessimo, dovremmo compilare un tomo alto venti centimetri con la raccolta di stomachevoli epiteti, di invettive, insulti, locuzioni triviali, linguaggi da suburra, tratti dalle cronache politiche. Senza dimenticare chi, anche oggi, ha dato dell’incapace al sindaco Cialente, e della bisognosa di Valium alla Pezzopane. Quando sarebbe in tanti a doverne ingerire a dosi equine.
Nessuno si formalizza, per carità . I linguaggi da trivio, le esagerazioni, le cantonate nazionalpopolari in bocca a gentili signore e a compassati signori, sono pane quotidiano. Pare che siano eletti a quello scopo.
La scivolate di stile, le locuzioni fuori posto, appartengono ad un’Italia involgarita, sciatta, in pieno basso impero. Farne dei casi sarebbe sciocco. Non è perdendo tempo in queste sciocchezze che si fa il bene della città . Se vogliono farlo, s’intende. Ed è su questo che nutriamo desolanti dubbi. I risultati si vedono: chi più urla, meno ha fatto. Anzi proprio niente. Tranne che percepire auree prebende. Tanto a insulto, tanto a invettiva. Pare che non li paghino per fare altro.
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