Per Cialente ieri, contro Cialente oggi
L’Aquila – Per Cialente a migliaia ieri, con significativi apporti esterni (Luciano D’Alfonso, per esempio). Distanti da Cialente in contromanifestazioni (chiamate diversamente) tenutesi oggi a cura di comitati e movimenti, separati negli intenti da esponenti del centro destra, ma affiancati da intenzioni coincidenti nell’ostilità : Cialente resti dimissionario, in sostanza. Tutto piuttosto confusionario, senza documenti e dichiarazioni scritte, quasi alla rinfusa. I “dimettiamoli” hanno avuto numerose adesioni anche dal mondo politico, compreso il M5S, con la senatrice Blundo.
Stando alle immagini e ai numeri che circolano, sicuramente più corposa l’adunata a favore dell’ex primo cittadino, ieri. Il quale tuttavia non ha, stasera, ancora manifestato le proprie intenzioni: confermare l’exit o tornare indietro. (Quinto Fabio) Massimo il Temporeggiatore. Il cunctator.
L’ex sindaco deciderà dopo aver avuto contatti romani?
I nodi del problema sono pochi e semplici. Prima di tutto, da rivedere il rapporto con il Ministro Trigilia. Cialente si sente schiaffeggiato e umiliato da Roma. Trigilia, è chiaro, percepisce L’Aquila come il fumo negli occhi. Sbraita che non darà più un euro bucato. Aveva perso la trebisonda quando lo ha detto, è chiaro, ed ha poi fatto marcia indietro. Ma i cocci erano fatti.
Il governo Letta, dal canto suo, ha gatte da pelare davvero graffianti e traballa, Renzi è un tifone politico che travolge tutti. La crisi non è esclusa, e in questo caso Trigilia potrebbe non far parte di un nuovo esecutivo. Tutto fumoso, tutto incerto, davvero nessuno può sapere cosa ci aspetta nei prossimi mesi.
Nella buriana, tutta l’Italia ha da perdere, ma L’Aquila e il cratere molto di più. Il rischio più ovvio e incombente è che la già ansimante ricostruzione rallenti fino a fermarsi del tutto. In questa ipotesi, niente affatto remota, una città commissariata non vivrebbe giorni sereni. Cialente o non Cialente, è vivere senza sindaco che porta guai.
Impresa titanica sarà riedificare, insieme con case e palazzi, un’immagine accettabile della nostra situazione. Giovanni Lolli, che con la Pezzopane e tanti altri sta tentando di raggranellare consensi e simpatie verso L’Aquila, di “rappattumare” come si dice a L’Aquila, ha detto oggi in tv: “La stampa nazionale ci ha devastati e dipinti come mascalzoni con la mano sempre tesa. Le notizie sulle inchieste giudiziarie raccontate da tv nazionali (pubbliche e private) sono state tremende”.
Occorre recuperare onorabilità e rispettabilità agli occhi dell’Italia, specie di Polentonia-Padania. Se fai del bene, infatti, non se ne accorge nessuno. Se fai del male, porti il marchio per sempre.
Il quadretto dipinto a volo d’uccello non è dei migliori. Diciamo pure che nel 2009 cademmo in pezzi, e dopo cinque anni qualcuno maciulla e trita i pezzi, invece di recuperarli e incollarli. La politica aquilana fa quel che può e ieri è anche riuscita, dall’area di centrosinistra, ad accendere nei cuori qualche calore e qualche trasporto. Purtroppo non c’è unione che faccia la forza. Due candele illuminano meglio di una il buio. Cento rischiarerebbero le tenebre. Ma dove sono?
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