Bussi e i veleni: l’Europa ammonisce
L’Aquila – DAL 2007 LE AUTORITA’ SANNO DELLA DISCARICA SOTTERRANEA – La discarica di Bussi, un gigantesco deposito di veleni sotto terra a due passi da case, campagne coltivate, ospedali, strade, ferrovie, fiume Pescara, sviluppatosi per anni e anni sotto gli occhi di tutti e senza mai alcun intervento, è una piaga sociale ed economico. Una piaga che periodicamente torna sui giornali e nelle cronache, senza uscirne mai con una vera soluzione.
I processi in atto non vanno avanti, tra rinvii, cavilli e ritardi. Nel frattempo, crescono i costi che dovranno essere affrontati e si guarda con preoccupazione alle conseguenze che aver bevuto acqua sporca e respirato aria malsana potrebbe comportare per la salute di tanta gente. E’ dal 2007 che le autorità italiane sono a conoscenza dell’esistenza della discarica abusiva di Bussi sul Tirino, senza essere ancora approdate a una soluzione per l’avvio di un piano di bonifica. Un vero bubbone.
La vicenda chiama in causa l’Unione europea, in quanto le risorse necessarie per il recupero dell’area, stimate in 600 milioni di euro, trovano copertura nella programmazione dei fondi strutturali . La deputata europea Mazzoni in una interrogazione fa emergere il rischio che si corre, dopo il caso Ilva, «di delegare alla magistratura anche i compiti propri della politica e delle istituzioni rappresentative». Il nodo è sulla mancata bonifica.
Ci sono al momento solo 50 milioni di euro per la messa in sicurezza di uno dei siti (che dovrà gestire il commisario di governo Adriano Goio), quello destinato alla reindustrializzazione, che però non vengono ancora spesi per la mancanza di un programma organico da seguire in relazione al tipo di insediamenti industriali che potrebbero sorgere su quel sito. L’Europa in sostanza si dice disposta a intervenire, facendo però rilevare che a Bruxelles vale il principio del “chi inquina paga”. I giganti della chimica che hanno causato il disastro, ma anche, a molti sembra, coloro che per anni hanno chiuso ambedue gli occhi mentre l’ambientalismo nostrano si occupava di altre cose e non sapeva nulla (o almeno così sembrerebbe) di quanto avveniva a Bussi. Tanto per dirne una, centinaia di migliaia di persone costrette a bere acqua certo non purisissima.
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