Inchieste Bussi: “Un calvario”
Bussi – “La situazione del sito inquinato di Bussi e’ del tutto inaccettabile, un vero calvario”. Lo dichiara in una nota Augusto De Sanctis, del Forum Abruzzese Movimenti per l’Acqua, a proposito di una nuova inchiesta su Bussi che, stando ad un articolo comparso stamane sul quotidiano ‘Il Centro’, sarebbe stata aperta dalla Procura di Pescara. Gli indagati sarebbero cinque. La nuova inchiesta sarebbe scaturita da una denuncia presentata dallo stesso De Sanctis. “Sono passati – ha proseguito – sette anni dal sequestro della prima discarica, la Tremonti, e sei dal Decreto di perimetrazione da parte del Ministero dell’Ambiente del Sito Nazionale di Bonifiche di Bussi. Il sito comprende diverse discariche e l’intero sito industriale che fino al 2001 e’ stato di proprieta’ della Montedison e oggi e’ della Solvay, che si e’ dichiarata non responsabile dell’inquinamento ed e’ stata accolta tra le parti civili del processo che si sta tenendo in Corte d’Assise a Chieti contro diversi dirigenti della Montedison. Anche l’area industriale e’, infatti, pesantemente inquinata, con diossina e altri contaminanti nei suoli e decine di sostanze tossiche e cancerogene nelle falde, sia quella superficiale sia quella profonda fino a 100 metri di profondita’, con valori fino a 1 milione di volte oltre i limiti di legge. A parte la bonifica, che prevede l’eliminazione della fonte di inquinamento – spiega De Sanctis – il proprietario, anche non responsabile, deve comunque per legge mettere in sicurezza l’area per evitare la fuoriuscita degli inquinanti verso valle con l’acqua. L’inchiesta della Procura avrebbe per tema proprio l’efficacia degli interventi di messa in sicurezza di emergenza nel trattenere nel sito i contaminanti. In attesa degli eventuali ulteriori sviluppi giudiziari in ogni caso e’ urgente avviare la bonifica e colmare i clamorosi ritardi accumulati, usando i 50 milioni di euro disponibili per intervenire in primis sulla discarica Tremonti e non certo sull’area industriale. Infatti in quell’area il denaro pubblico speso ‘in danno’ potra’ essere piu’ facilmente recuperato dai privati proprietari, avviando un circolo virtuoso moltiplicando le risorse disponibili, visto che 50 milioni sarebbero utili solo per un primo lotto di lavori. Nessun favore deve essere fatto con denaro pubblico a privati perche’ comunque deve valere il principio che gli inquinatori devono pagare”.
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