Cialente come Celestino: per il bene comune
L’Aquila – di GIANFRANCO COLACITO – (Foto: l’ex sindaco accanto a Gianni Letta, di cui c’è chi auspica la presenza) – Viene presentata come una estesa, pullulante manifestazione del centrosinistra, quella di venerdì pomeriggio con luogo di coagulazione lo spazio attorno all’auditorium di Piano, presso il Castello. Un atto di coesione e di presenza, un appello alla città . Più verosimilmente, ci si aspetta un abbraccio al dimissionario sindaco Cialente, che potrebbe essere molto più significativo della solidarietà del PD espressa ieri a Roma: qualcosa di caldo e di affettuoso, anche da parte di chi il sindaco non lo ha mai condiviso né tanto meno sostenuto o votato.
Forse, pensa qualcuno, se incasserà questo calore urbano e collettivo, il sindaco farà un passo indietro. Ha bisogno di condivisione e di sostegno, suppongono gli “analisti”, più dalla sua gente che dalle istituzioni, dalla politica, da vip e vippetti, colleghi, sodali, fiancheggiatori, politici di varie estrazioni, anche antipodiche rispetto alla sua.
Vuole l’affetto dell’Aquila ma soprattutto vuole che L’Aquila capisca il suo gesto celestiniano attuato per il bene della città , come il papa del rifiuto scelse di togliersi di mezzo per il bene della Chiesa. Oltre che per rigetto nei confronti di certi metodi della Chiesa. Celestino – mutatis mutandis, per carità … – si convinse di essere un ostacolo. Non aveva bisogno di convincersi che oltre Tevere e tra i porporati, altri erano gli interessi e le ambizioni, più che le anime. Come vedete, qualche similitudine nella città del 99, nella Gerusalemme (ormai sconocchiata e sderenata) celestiniana, si può trovare, intingendo però la penna nella fantasia.
In realtà , cosa pensa Cialente e cosa si aspetti non può dirlo nessuno, fuori dalla sua famiglia e dalla cerchia ristrettissima dei suoi confidenti. Se ci sono. Chi lo conosce, fa presente che quando decide qualcosa, non torna indietro. E’ caparbio perché se agisce, è convinto dei perché. O forse, semplicemente, non ne può più, è stanco, pensa al suo lavoro di medico e a leggere qualche buon libro la sera dopo un’occhiata alla tv. E lo sbadiglio che la tv quasi sempre implica.
Stiamo ai fatti, e lasciamo le elucubrazioni, che non hanno solide fondamenta, in quanto Cialente non parla.
Venerdì la manifestazione. Prima che avvenga, sarà ribadita la richiesta di impegni da parte del Governo. L’incontro tra Letta e Cialente pare perdere consistenza, come ipotesi. Soldi, attenzione, metodo: tutte cose urgenti. Più urgente, pare di capire, è la rimozione del Ministro Trigilia dal ruolo di supervisore della ricostruzione. Un supervisore ci vuole, ma dev’essere uno disposto a farlo, sensibile al dramma della città , anche alle sue comprensibili ansie e al suo travaglio, per molti dovuto anche alla vergogna delle inchieste su presunte corruzioni. Dell’Aquila si vorrebbe si occupasse Letta, ma quando mai un premier ha avuto tempo di occuparsi di uno specifico problema? Dunque un delegato da Letta, un uomo o una donna speciali. Tanti mormorano un nome, quello di un Letta: Gianni. Ipotesi evanescente. Speranza nutrita. Può però un nipote dare incarichi ad uno zio? Può servire la contiguità di Gianni con gli aquilani nel doposisma, la sua comprovata attenzione (che ha prodotto frutti) da abruzzese che sa come stanno le cose?
Amareggia il pensiero dell’altro Gianni, Chiodi, il quale in sostanza dice: quando c’ero io le cose andavano meglio. Avete capito perché mi hanno rimosso? Forse colui che ambisce a guidare gli abruzzesi per altri cinque anni dovrebbe essere meno arido, meno rigido, più incline alla benevolenza. Una stretta di mano a Cialente, da avversario leale, non ci sarebbe stata male. Tutti avrebbero capito che per il bene supremo, ci si deve unire e non attizzare il fuoco che cova. Tra i mali purulenti di questa nostra terra, la livida litigiosità tra politici, la saliva al curaro di tanti, la irrinunciabile sete di arrivismo anche camminando sulla testa di chi sta per annegare.
Quando si vuole salvare chi è nelle sabbie mobili, la corda lanciata deve essere tirata da tutte le mani.
Aspettiamo venerdì e ciò che verrà dopo. La brava Betty Leone, intanto, cerca di governare una barca comunale strapazzata da marosi, carica come un gommone che rischia di naufragare. Apprezzabile la sua umiltà di accettare e di lavorare come vice sindaco pre-commissariale. La città ha bisogno anche di persone così.
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