Abbasso Cialente; viva Cialente


di GIAMPAOLO CECI -

Le decisioni assunte dalla giunta Cialente sembrano essere state indirizzate tutte nella direzione di fare del terremoto un’occasione per portare sodi nella città.
Non importa se i soldi poi venissero spesi per ammodernare gli edifici, sperperati in progetti mal progettati o si riversassero verso imprese incapaci di una qualsiasi organizzazione, l’importante è che arrivassero soldi.
Un progetto miope e di corto respiro che non farebbe onore ad un “politico” lungimirante.
Le caste sembrano essersi impadronite della città, gli interessi locali (regionali) hanno avuto il sopravvento. Tutti hanno preteso una parte del bottino.
E’ emersa la peggiore mentalità locale, quella rivolta a chiedere aiuto, senza neppure tentare di cavarsela da sé.
Tutto fermo all’Aquila, sia i politici alla ricerca di qualcuno su cui scaricare le colpe, sia i cittadini inerti in un passivo immobilismo che lede la stessa dignità delle popolazioni terremotate che attendono… attendono e si lamentano continuamente prive di punti di riferimento autorevoli che diano speranza.
Non ci sono leader alternativi, nessuno che raccolga consenso o sia in grado di coinvolgere attivamente la popolazione e la società civile in un guizzo che almeno ridia dignità alle popolazioni locali cui si sta attaccando indelebilmente addosso l’etichetta di ignavi, incapaci di tutto, anche di ribellarsi, nonostante la loro storia non dica questo.
Un quadro sociale desolante che marca la distanza tra politici locali e società civile. Devo dire entrambe di scarso livello,… con le solite eccezioni naturalmente.
Soldi senza disegno politico e strategico finalizzati a distribuire risorse a tutti come si fa dopo una rapina riuscita.
Tutti hanno avuto il loro tornaconto. Chi ne è restato fuori si lamenti, pure e si roda il fegato, ma le porte ormai sono chiuse non c’è più posto nella “banda” ora coesa e impegnata mantenere le conquiste ottenute. Qualche spazio resta ancora, ma solo per avventurieri e disonesti di professione.
E, infatti, il popolo si accontenta, tanto non capisce, non ha la cultura per capire, anzi non deve capire.
E il popolo continua a non rendersi conto dei giochi che gli passano sulla testa, se non addirittura ad appoggiare le persone di cui si fida, ma che invece lo sta consapevolmente manovrando per perseguire interessi propri o di altri che stanno lontano e non vogliono che qualcosa cambi a L’Aquila rispetto a quanto avviene ora.
Lo status quo è ora utile a tutti. Se Cialente andasse via chi occuperebbe il suo posto? Meglio che resti, troppo grande il rischio che la pentola scoppi o qualcosa cambi.
Non dimentichiamo che i voti degli aquilani servono anche per decisioni che con l’Aquila non hanno nulla a che vedere, ma sono utili per determinare gli assetti di potere nazionali.
Prima i milioni dell’emergenza, poi l’abbuffata dei puntellamenti, inutili e mal eseguiti, poi le riparazioni e i miglioramenti sismici della periferia, ora la ciliegina delle ricostruzioni e restauri nel centro storico poi i sottoservizi e poi la gestione dei contenziosi che, se non governati, saranno una valanga, per la gioia degli avvocati.
Malaffare dilagante per spartirsi il bottino, assenza di controlli autorevoli o anche essi fonte di corruzione e malaffare .
Mi spiace, ma il Sindaco Cialente ha tutte le responsabilità del mondo, non è uno spettatore in questa partita, ma un giocatore che siede al tavolo da gioco e spesso dà anche le carte e fissa le regole. Bisogna anche dire che probabilmente anche altri avrebbero fatto scelte simili. Ci vuole coraggio per mantenere la barra dritta e una forte etica che qui manca.
Uno il coraggio mica lo può comperare se non ce l’ha diceva Don Abbondio, la stessa cosa vale per le capacità prospettiche figlie di una cultura vasta che pare sia sconosciuta alla maggioranza dei politici di queste parti.
I politici locali sono gli artefici di questa strategia mostruosa e miope finalizzata a favorire amici e caste locali piuttosto che a trovare soluzioni efficaci che avrebbero consentito la rinascita veloce della città e del suo tessuto socio economico.
Cialente ha colpa perché un Sindaco avveduto non può non essersi reso conto di ciò che sarebbe successo con un’organizzazione della ricostruzione fondata su criteri così strampalati, dalla definizione dell’importo dei contributi o indennizzi (ancora non é stato chiarito) e le inesistenti procedure di affidamento a prezzari pieni e senza ribassi. Sarebbe bastato organizzare una centrale unica per sovrintendere e dare trasparenza agli affidamenti dei lavori alle imprese.
La filiera poi sostituita dal concorsone ? le schede parametriche? I criteri di appalto senza regole, la inutile corsa a progetti che poi saranno vecchi quando dovranno essere realizzati, cosa di più per rallentare tutto e favorire contenziosi e corruzione?
Non credo che Cialente si sia dimesso per nobili motivi. Lo ha fatto perché assediato dalle critiche a cui non può più dare una risposta credibile. I nemici a cui attribuire le colpe dei ritardi sono finiti.
E’ venuta alla luce la miope politica portata avanti in questi anni, finalizzata a portare soldi in città …a prescindere dalla loro corretta destinazione e le conseguenze prevedibili generare da queste scelte.
Bisogna solo vedere se glielo lasceranno fare.
Da buon politico meglio saltare dalla nave che affonda quando si é ancora in tempo per candidarsi alle elezioni europee A pensare male si fa male, ma spesso ci si azzecca.


15 Gennaio 2014

Categoria : Cronaca
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