Troppo semplice definirci truffatori
Oggi un giornalista dell’Espresso, Primo De Nicola, ha scritto un articolo inerente il comportamento degli aquilani nella ricostruzione post terremoto. Sicuramente in alcuni passaggi è molto duro nel giudizio ma riporta delle “confessioni” prendendole dai profili personali di Facebook degli stessi aquilani e quindi oggettivamente rappresentative di una realtà che noi tutti conosciamo.
L’Articolo per chi vuole lo si può leggere integralmente online
(http://dinicola.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/01/14/chi-si-arricchisce-con-il-terremoto-dellaquila-fuori-i-nomi/).
In un passaggio dello stesso si rivolge con queste parole agli aquilani: “Cari aquilani così maldisposti a ricevere critiche e sempre pronti ad attaccare i giornalisti (forestieri, intrusi…) anche con parole pesanti, perché, se non volete prendere in considerazione le mie denunce, non tenete almeno nel giusto conto quelle avanzate e scritte su siti e social network dai vostri stessi concittadini? Perchè non ne fate materia di dibattito, discussione politica e, quando è il caso, anche di denuncia alla magistratura?”.
Ora da editorialista di questo giornale online potrei evidenziare a De Nicola tutti i precedenti editoriali in cui da anni mi pongo e ci poniamo da aquilani dei dubbi sulla correttezza dell’intervento governativo a livello nazionale e regionale oltre che di conseguenza comunale. Voglio invece dire che, constatare semplicemente come tutta una comunità si è comportata e sta comportandosi da truffatrice, è un’analisi troppo semplice. De Nicola non ha torto nel constatare un dato di fatto ma ha torto tutta la sua categoria che scrive a livello nazionale, e che poteva cambiare il corso delle cose, che quando andavano scritte le regole del gioco, e parlo dei mesi successivi al terremoto, e quando andavano fatte delle inchieste giornalistiche su quello che era avvenuto all’Aquila, dalle morti alle successive ordinanze, è stata zitta ed ha fatto finta di essere distratta da altre tematiche perché così volevano gli editori.
Nessun giornalista se non dagli Stati Uniti è venuto chiedere agli interessati cosa fosse successo all’Aquila prima del terremoto e nessun giornalista ha evidenziato che la normativa della ricostruzione post terremoto, che avrebbe drenato miliardi di euro degli italiani, era stata fatta appositamente come un appiccico per far mangiare le lobby nazionali, le lobby regionali e per ultimo accontentare con qualche parquet nuovo i poveri cittadini aquilani che di sicuro non avrebbero capito l’importanza della sicurezza e della destinazione di fondi per i contratti di programma regionali (vedi Bussi) piuttosto che sulla rinascita economica di un territorio.
Allora invito tutti a fare un esame di coscienza ma a non perdere la propria autostima perché il tutto è stato costruito appositamente per altri fini e se ora in molti potrebbero confessare di averne approfittato è perché si sono lasciate appositamente aperte alcune strade normative per distrarre il popolo mentre chi doveva far passare dei miliardi di euro su alcuni sentieri non fosse notato.
E’ tutto da ridefinire. Ripartire dalla normativa della ricostruzione e della sicurezza degli edifici.
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